Welcome to Olivo Santa Barbara

L’Olivo Santa Barbara is a blog about cultural similarities and differences between Italy and the United States, with some emphasis on Santa Barbara, California.  The blog addresses history, travel, film, music, art, food, and people and animals.  Following an introduction in English, you can choose to read each post in Italian or English.  Comments are welcome, as are ideas for future posts.

Flag_USAClick here to read in English Flag_ItalyFai click qui per leggere in Italiano
Posted in English, Italiano | 2 Comments

Smascherare un falso

Quando il curatore della Biblioteca dell’Università del Michigan ha ricevuto l’e-mail, si preoccupò più che un po’. L’e-mail era di Nick Wilding, storico della Georgia State University, studioso di Galileo ed esperto di falsi. Chiedeva informazioni sulla provenienza di uno dei beni più preziosi della biblioteca.

Per quasi un secolo il “manoscritto Galileo” è stato il gioiello della collezione della biblioteca. In alto c’è una lettera presumibilmente firmata da Galileo nel 1609 che descrive il suo nuovo telescopio e in basso ci sono schizzi che tracciano le posizioni delle lune di Giove attorno al pianeta. Se autentico, rappresentava i primi dati osservativi che mostravano oggetti in orbita attorno a un corpo diverso dalla terra.

In passato Wilding ha scoperto opere false di Galileo: ha dimostrato, attraverso delle prove, che una copia del trattato di Galileo del 1610 Sidereus Nuncius (“Messaggero stellato”) era un falso. Tiene un corso, come docente, sulla contraffazione, presso la Rare Book School dell’Università della Virginia. Attualmente sta scrivendo una biografia di Galileo e fra i vari documenti consultati, ha esaminato diverse immagini online, tra cui il manoscritto conservato presso l’Università del Michigan.

I suoi sospetti sono iniziati quando ha notato alcune delle strane forme di alcune lettere e la scelta di certe parole. Poi si è chiesto perché l’inchiostro sembrava identico nella parte superiore e inferiore della pagina, quando in realtà si trattava di due documenti scritti su uno stesso foglio, a distanza di mesi. “Perché è tutto esattamente dello stesso colore marrone?” Poi Wilding ha iniziato la ricerca sulla provenienza. Non ha trovato traccia del documento negli archivi italiani. La sua prima apparizione fu all’asta nel 1934, quando fu acquistata da un uomo d’affari di Detroit e poi lasciata in eredità all’università dopo la sua morte nel 1938. Il catalogo dell’asta diceva che era stata autenticata dal cardinale Pietro Maffi, arcivescovo di Pisa morto nel 1931, che lo aveva paragonato a due documenti autografi di Galileo della sua collezione. Quei documenti, ha scoperto Wilding, gli erano stati dati da Tobia Nicotra, un famigerato falsario milanese del XX secolo. 

Wilding ha chiesto all’Università del Michigan un’immagine della filigrana del documento, costituita da un cerchio con un trifoglio e il monogramma “AS/BMO”. La ricerca del monogramma l’ha portato a una lettera di Galileo del 1607 alla Morgan Library & Museum di New York, che corrispondeva quasi esattamente alla presunta lettera originale negli archivi italiani. Successivamente ha scoperto che “BMO” era l’abbreviazione della città di Bergamo. Da un libro di consultazione su carta antica e filigrane, Wilding, l’Università del Michigan e la Morgan Library hanno scoperto che le filigrane non potevano essere apparse prima del 1770, più di un secolo dopo che Galileo avrebbe creato i manoscritti.

La scoperta di questi falsi non cambia radicalmente la scoperta di Galileo. Nel 1610 Galileo scrisse un libro sulle proprie scoperte con il suo nuovo telescopio, che supportava la tesi copernicana secondo cui la terra non era il centro dell’universo, ma lo erano          i pianeti orbitavano attorno al sole. Per i suoi sforzi, l’Inquisizione convocò Galileo a Roma e lo processò per eresia. Fu fortunato a non essere stato bruciato al rogo; la sua pena detentiva fu commutata in “arresti domiciliari”: così passò gli ultimi nove anni della sua vita. Galileo fu anche il primo studioso ad aver scritto un manifesto laico per chiedere la libertà della scienza dall’interferenza religiosa.

Quanto a Nicotra, Wilding ha scoperto che iniziò a vendere lettere false e manoscritti musicali per sostenere sette amanti. La polizia, per indagare su un sospetto manoscritto di Mozart, fece irruzione nell’appartamento di Nicotra a Milano nel 1934, trovando una “fabbrica di falsi” con risguardi strappati da vecchi libri e falsi di Lorenzo de’ Medici, Cristoforo Colombo e altri personaggi storici. È stato condannato a due anni di reclusione. 

L’Università del Michigan e la Morgan Library stanno sfruttando al meglio le rivelazioni di Wilding sui questi documenti falsi. Stanno aggiornando le attribuzioni delle opere.  E stanno valutando metodi per scoprire i falsi: tutto ciò potrebbe essere oggetto di una futura mostra o simposio,

Posted in Arte, Foto, Italia, Italiano, Roma, Storia | Leave a comment

Unmasking a Forgery

When a curator at the University of Michigan Library received the email, he was more than a bit apprehensive.  The email was from Nick Wilding, an historian at Georgia State University, who is a Galileo scholar and an expert on forgeries.  He was asking for provenance information on one of the library’s most prized possessions.

For almost a century, the “Galileo manuscript” was the jewel of the library’s collection.  At the top is a letter supposedly signed by Galileo in 1609 describing his new telescope, and at the bottom are sketches plotting the positions of Jupiter’s moons around the planet.  If authentic, it represented the first observational data that showed objects orbiting a body other than the earth.

Wilding has uncovered forged Galileo works in the past: he found evidence that a copy of Galileo’s 1610 treatise Sidereus Nuncius (“Starry Messenger”) was a fake.  He teaches a course on forgery at the Rare Book School at the University of Virginia.  He is currently writing a biography of Galileo and was examining several images online, including the manuscript held by the University of Michigan.

His suspicions began when he noted some of the strange letter forms and word choices.  Then he questioned why the ink seemed identical at the top and the bottom of the page when it was actually two documents on one sheet written months apart.  “Why is it all exactly the same color brown?”  Then Wilding began his research on provenance.  He found no record of the document in Italian archives.  Its first appearance was at auction in 1934 when it was purchased by a Detroit businessman and later bequeathed to the university following his death in 1938.  The auction catalog said that it had been authenticated by Cardinal Pietro Maffi, an archbishop of Pisa who died in 1931, who had compared it to two Galileo autograph documents in his collection.  Those documents, Wilding discovered, had been given to him by Tobia Nicotra, a notorious 20th-century counterfeiter in Milan.

Wilding asked the University of Michigan for an image of the document’s watermark, which was a circle with a three-leafed clover and the monogram, “AS/BMO.”  Wilding’s search for the monogram led him to a 1607 Galileo letter at the Morgan Library & Museum in New York, which almost exactly matched the presumed original letter in Italian archives.  He subsequently discovered that “BMO” was the abbreviation for the Italian city of Bergamo.  From a reference book on ancient paper and watermarks, Wilding, the University of Michigan, and the Morgan Library discovered that the watermarks could not have appeared before 1770, more than a century after Galileo supposedly created the manuscripts.

The discovery of these forgeries does not fundamentally change Galileo’s discovery.  In 1610 Galileo wrote a book based on discoveries with his new telescope that supported the Copernican thesis that the earth was not the center of the universe but rather that the planets orbited the sun.  For his efforts, the Inquisition summoned Galileo to Rome to stand trial for heresy.  He was lucky that he wasn’t burned at the stake; his prison sentence was commuted to house arrent, under which he spent the last nine years of this life.  Galileo is also credited with writing the first secular manifesto to call for the freedom of science from religious interference.

As for Nicotra, Wilding learned that he started selling fake letters and musical manuscripts to support seven mistresses.  To investigate a suspicious Mozart manuscript, the police raided his Milan apartment in 1934, finding a virtual “forgery factory” with endpapers ripped from old books and fakes from Lorenzo de’ Medici, Christopher Columbus, and other historical figures.  He received a two-year jail sentence.

The University of Michigan and the Morgan Library are making the best of Wilding’s revelations on their fake documents. They are updating attributions to note that the document was “formerly attributed to Galileo.”  And they are considering ways to highlight the methods and motivations behind forgeries, potentially making them highlights of a future exhibit or symposium.

Posted in Arte, English, Foto, Italia, New York, Storia | 2 Comments

Il Museo dell’arte salvata

Collaborazione fra il Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e la squadra di polizia italiana, di fama mondiale, dedita al recupero di opere d’arte rubate. La squadra fondata nel 1969, ha rintracciato e rimpatriato in Italia più di 3 milioni di reperti. Istituita nel 2017, l’Unità per il traffico di antichità dell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan a New York, ha restituito più di 1.300 antichità alle loro terre d’origine. Durante le lore collaborazioni, queste due eccezionali squadre hanno recuperato sufficienti opere d’arte da musei e collezionisti americani, da allestire un nuovo museo a Roma.

Il Museo dell’Arte Salvata inaugurato nel giugno 2022 in una sala realizzata all’interno delle Terme di Diocleziano, è annesso e presidiato dal Museo Nazionale Romano. La sua prima mostra, durata fino a metà ottobre scorso, comprendeva 100 statuine, statue, urne, piatti e monete etrusche, greche e romane risalenti all’VIII-IV secolo a.C.  Questi reperti erano stati rubati da tutta Italia, per poi essere introdotti di contrabbando negli Stati Uniti. Uno dei reperti più rilevanti della mostra è un pithos bianco su rosso del VII secolo a.C., raffigurante l’accecamento di Polifemo, il gigante con un unico occhio della mitologia greca e raccontato nell’Odissea di Omero; era stato recuperato da J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Un altro pezzo degno di nota è un busto in marmo dell’imperatore romano Settimo Severo, rubato da un museo italiano nel 1984, ritrovato decenni dopo a New York poco prima di essere messo all’asta da Christie’s.

“Arte salvata” è un termine ampio, e il museo alla fine mostrerà i molteplici modi in cui le opere d’arte possono essere restaurate da esperte mani, recuperandole non solo dai ladri, ma anche dalle macerie dei terremoti, dagli antichi naufragi nel Mediterraneo e dalle devastazioni del tempo. Il museo intende “mostrare al mondo l’eccellenza del nostro lavoro” in tutti questi campi, afferma Dario Franceschini, Ministro della Cultura italiano.

La politica del ministero della Cultura italiano è stata quella di restituire i manufatti recuperati ai musei più vicini al sito da cui molto probabilmente erano stati saccheggiati. Data la natura clandestina degli scavi dei tombaroli, il processo di reinserimento può essere arduo per il team di archeologi incaricato del compito. Molti dei pezzi pregiati provenivano originariamente da Cerveteri, città etrusca a nord-ovest di Roma, nota per la sua complessa necropoli ben conservata, e oggi per il suo museo archeologico. Lì sarà esposto il prezioso Cratere di Eufronio, saccheggiato da una tomba di Cerveteri nel 1971 e venduto un anno dopo al Metropolitan Museum of Art per 1 milione di dollari, una somma senza precedenti per l’epoca. Ad unirsi al cratere ci sarà una kylix, o coppa, sempre di Eufronio, che il Getty Museum ha restituito in Italia dopo che sono emerse prove della sua oscura provenienza.

Restituire i manufatti ai loro siti originali aiuta a collocarli nel contesto storico. Cerveteri, ad esempio, fu un importante snodo etrusco, un grande mercato. L’arte rimpatriata offre ai musei locali nuove opportunità per ampliare il loro fascino. Il Cratere di Eufronio è ormai diventato un simbolo della città stessa.

Le attuali opere in mostra al Museo dell’arte Salvata mostrano il lavoro delle squadre di furti d’arte in entrambi i paesi. Sulla base delle prove fornite dall’Unità dei Carabinieri, lo scorso dicembre l’Unità Traffico di Antiquariato ha consegnato all’Italia oltre 200 reperti, il più grande rimpatrio dall’America all’Italia. Nel luglio 2022, l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan ha disposto la restituzione di 142 ulteriori oggetti, tra cui l’affresco di Ercolano, che era stato trafugato dalla città sepolta sotto la cenere vulcanica dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Gli sforzi congiunti di entrambi i paesi forniranno mostre continue nel nuovo museo di Roma e, forse, cosa ancora più importante, contrasteranno il mercato nero dei manufatti archeologici.

Per altri post su questo argomento, vedere:

• La controversia su chi possiede l’arte del mondo, ottobre 2015

• Perché tanti capolavori italiani si trovano fuori dall’Italia? marzo 2017

• La statua di Zeus in trono, luglio 2017

• Il bronzo “Getty”, marzo 2019

• Rubato, Gestohlen, Rubato, aprile 2019

• Gli uomini dei monumenti italiani, agosto 2019

• Cultura e criminalità, maggio 2022

Posted in Arte, California, Campania, Foto, Italia, Italiano, New York, Roma, Storia | 1 Comment