La coppola: in vendita nelle bancarelle di Palermo, è oggi indossato non solo in Sicilia, ma anche in Calabria e altrove; è un tipo di cappello piatto, simbolo iconico della Sicilia. La storia è incerta, così come l’origine del nome. Una teoria popolare è che abbia avuto origine in Inghilterra, dove una legge nel 1571 richiedeva ai maschi di età superiore ai 6 anni (ad eccezione dei nobili e della classe superiore) di indossare cappelli di lana la domenica e nei giorni festivi. Lo scopo era quello di tutelare la produzione interna di lana, che all’epoca era alla base dell’economia del Paese.ii
Come è arrivata in Sicilia la coppola? Secondo questa teoria, alla fine del XIX secolo ci sarebbe stata una migrazione di famiglie inglesi in cerca di affari e investimenti. Molto in voga in Inghilterra e Irlanda, la coppola prese il nome italiano di “coppola”, che derivava dalla parola inglese “cup”. Altri invece ritengono che il nome “coppola” sia più verosimilmente un adattamento siciliano, calabrese o pugliese della parola latina “caput” per testa. La parola siciliana “còppula” significa anche testa.
Un’altra teoria sulla storia dice che il berretto siciliano è una variante del berretto da guardiacaccia inglese introdotto in Sicilia intorno al 1800 quando Ferdinando I, re di Napoli e Sicilia, lasciò Napoli per Palermo di fronte all’invasione di Napoleone nel sud Italia. Le truppe britanniche erano di stanza in Sicilia per proteggere l’isola da una possibile invasione francese e per proteggere lo zolfo siciliano, che era fondamentale per la forza militare della Gran Bretagna e per la sua rivoluzione industriale.
Avido cacciatore, Ferdinando era spesso accompagnato in queste gite da militari e diplomatici britannici. L’aristocrazia siciliana iniziò a imitare i modi di vestire inglesi, come i berretti da caccia in tweed. In poco tempo, i contadini siciliani ne imitarono lo stile. Il cappello proteggeva dal sole e permetteva ai lavoratori di indossare un capo poco costoso che consideravano un lusso. In poco tempo, i proprietari terrieri iniziarono a riferirsi ai lavoratori sottomessi come “una buona coppola”. Quando la mafia ottenne il controllo delle campagne, i mafiosi usarono lo stesso termine per indicare che i cittadini non avrebbero interferito nelle attività criminali dell’organizzazione. Poi si associò ai “picciotti”, giovani nei ranghi più bassi della gerarchia mafiosa.
Fin dai suoi primi giorni, il berretto piatto si è evoluto nell’uso e nel significato. All’inizio in Inghilterra denotava diverse occupazioni e livelli socioeconomici: il nero era indossato dalla classe operaia, il marrone era per i contadini e i lavoratori nei campi e il blu era usato dai marinai. È diventato un cappello da guida e un cappello da strillone. E più tardi, nel XX secolo, è stato legato agli sport dei ricchi come la caccia e il golf, e persino a generi musicali come il jazz.
Negli anni ’90, gli stilisti italiani e altri iniziano a prendere ispirazione dal passato, ma invece di realizzare cappellini coppola in tweed dai colori opachi, ne disegnano di coloratissimi in molti tessuti diversi, tra cui cotone e lino e persino in denim realizzato con jeans riciclati. In Sicilia, un movimento di “consapevolezza della mafia” ha sostenuto la creazione di raffinati cappelli, che avevano lo scopo di sfatare il tradizionale stereotipo del mafioso siciliano rustico. Mentre la vecchia generazione di siciliani indossa ancora i tradizionali berretti, la coppola dai colori vivaci è probabilmente l’onda del futuro.