Se foste nel braccio della morte, cosa scegliereste per la vostra ultima cena? Aragosta, pizza o linguine all’aglio e olio? Cosa c`era sul menù dell’Ultima Cena di Cristo? Secondo gli storici, l’ultima cena si tenne in occasione della Pasqua ebraica e dunque è molto probabile che il menù fosse composto da erbe amare, pane azzimo, e charoset (un dolce di frutta secca). Il vino – probabilmente rosso – veniva diluito con due parti d’acqua, secondo le usanze dell’epoca.
Ma nell’arte è tutta un’altra faccenda. I pittori nella storia arricchivano la tavola secondo le usanze del loro tempo e/o seguivano precisi canoni simbolici. Ecco sette esempi tratti da un articolo di Focus.it.
- La prima raffigurazione artistica dell’ultima cena si trova in un mosaico del VI secolo d. C. nella Chiesa di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. Oltre al pane, sul tavolo ci sono due grossi pesci. Non è un caso: nella prima tradizione cristiana il pesce era un simbolo che rappresentava Cristo.
- Una delle pietanze più raffigurate nel Medioevo e nel Rinascimento era l’agnello, come si vede in questo dipinto del Maestro del Libro di Casa, anonimo tedesco attivo tra il 1500 e il 1600. L’agnello è simbolo di purezza, ma anche di sacrificio. La sua presenza preannuncia il destino di Cristo. Il dipinto è conservato presso la Gemäldegalerie di Berlino e fa parte del cosiddetto Polittico della Passione.
- Gli artisti hanno dipinto altri tipi di carne. Duccio di Buoninsegna, un pittore senese della metà del 1200, dipinse ciò che sembra un maialino arrosto all’interno della Pala della Maestà. Questo cibo era diffuso all’epoca, ma era anche una palese inesattezza storica, dato che Gesù, essendo ebreo, non poteva mangiare carne di maiale. La Pala della Maestà è conservata nel Museo dell’Opera del Duomo a Siena.
- In una serie di affreschi diffusi in Friuli, Trentino, e Veneto ci sono i gamberi di fiume, che erano molto apprezzati da quelle parti a quel tempo. I gamberi avevano vari significati; per esempio, qualcuno riteneva che i gamberi fossero simbolo d’eresia e peccato, per via del loro muoversi “all’indietro” rispetto alla retta via. Ecco l’affresco, fine del XV secolo, di Antonio Baschenis a Santa Stefano a Carisolo a Trento.
- In questa raffigurazione di Domenico Ghirlandaio, dipinta intorno al 1486, le ciliegie furono cosparse sulla tavola, coperta da una tovaglia finemente decorata. Il rosso dei frutti è un esplicito richiamo al sangue versato da Cristo. Ci sono altri cibi sulla tavola, fra cui pane e formaggio. Il vino e l’acqua sono contenuti in sottili ampolle. Da notare la presenza di un gatto, in attesa di chissà` cosa. Questo dipinto si trova nel convento di San Marco a Firenze, ora diventato museo e dove si possono ammirare opere del Beato Angelico.
- Nell’ultima cena di Tintoretto, realizzata tra il 1592 e il 1594 per la Chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia, compare una misteriosa torta decorata, raffigurata all’estremità del tavolo. Per coinvolgere lo spettatore, il pittore decise di ambientare la scena in un luogo che assomiglia molto a una taverna dell’epoca, avvolgendo tutto in uno straordinario gioco di luci e ombre.
- Tra i cenacoli, non poteva mancare il capolavoro di Leonardo da Vinci, dipinto tra i 1494 e il 1495 nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Uno studio recente ha individuato tra le pietanze rappresentate anche un’anguilla condita con spicchi d’arancia (o limone), un piatto molto diffuso nel Rinascimento.