I met Marie through my sister, Mary. Along with their husbands, Mary and Marie lived as neighbors and friends for many years in Mendham, New Jersey. They shared good times and a love of cooking. An excellent cook herself, my sister calls Marie “the best cook ever, hands down.” I think I first met Marie through one of her recipes, a Tuscan Ribollita. Then we were delighted to spend time with Marie and her husband, Anthony, also Italian-American, in Santa Barbara in the summer of 2013.
As I learned Marie’s story, I was struck by her “classic” Italian-American family history, one that is fast disappearing with the changing faces of immigration into America. Through her history, you see the dreams of new émigrés, the closeness of family, changes over generations, and geographic differences–north and south–among Italians and Italian-Americans. You also see the preservation of traditions, like cooking, across the generations.
Here is Marie’s Italian heritage in her own words.

Marie e Anthony
Sono nata a Brooklyn nel luglio 1943. Mia mamma, Carmela, ed io abbiamo vissuto con i suoi genitori, Maria Scioscia Scivetti e Francesco Scivetti, a Bensonhurst, un vicinato “little Italy” all’esterno del più grande vicinato “little Italy” a New York City. Abbiamo vissuto con i miei nonni perchè mio padre era stato mandato nel Pacifico durante la guerra quando mia madre era incinta di sei mesi con me.
Ho adorato i miei nonni e loro mi hanno anche molto amato. Erano emigrati da Bitonto e Giovannazzo nella Puglia. Hanno lavorato sodo, acquistando una casa e facendo ogni sforzo per assicurarsi che i loro figli potessero vivere il sogno americano. Hanno anche portato qui, uno per uno, i fratelli più giovani di nonna da Bitonto.
La casa a Brooklyn era sempre piena di gente. La chiamavano “grand central” perchè c’era sempre qualcuno che ci visitava e, naturalmente, rimaneva per cena. C’erano zii, zie, cugini, famiglia estesa, e un gran numero di paesani dall’area di Bari, che, come i miei nonni, erano emigrati allo stesso tempo dei nonni.
La casina era un posto felice con naturalmente qualque dramma. Per esempio, quando il padre di mia nonna morì, tutti gli specchi della casa furono ricoperti di panno nero e mia nonna indossò il nero per 20 anni! Lei era, dopo tutto, italiana.
La maggior parte del tempo, tutte le conversazioni erano concentrate intorno al cibo: i negozi, la freschezza, la preparazione. Non finiva mai. Quando ci sedevamo a colazione ogni giorno, mia nonna discuteva le possibilità per la cena di quella sera a seconda, naturalmente, degli alimenti freschi che si potrebbero trovare al mercatino quel giorno. Il repertorio di mia nonna era prevalentemente di verdure, come stufato di cima di rapa, scarola con aglio e alici, fagiolini con aglio e pomodori, e fritto misto di verdure, la sua specialità. Il pesce era anche una parte importante degli alimenti—consumato crudo, fritto, alla griglia, o al forno. Le carni erano consumate sopratutto durante la fine settimana.
Non ho incontrato mio padre, Antonio Aurelio Benedetti, fino a quando avevo tre anni quando lui fu congedato dalle forze armate. La storia della sua famiglia era insolita fra gli italo-americani della prima generazione. Suo padre era romano, che venne qui all’età di due anni. Studiò negli Stati Uniti, divenne un ottimo musicista, e parlava inglese senza un accento. Sua madre venne da Salerno nel Sarno, e come i miei nonni materni, aveva avuto un minimo di educazione. I miei nonni paterni realizzarono il sogno americano quando il loro figlio si è laureò prima alla Columbia University e poi alla Fordham Law School. Infine divenne avvocato e praticò legge a New York City tutta la sua vita.

Carmela e Antonio
Mio padre odiava il “terribile” dialetto barese che ho imparato dai miei nonni materni invece del “buon italiano” di Roma. Ma lui amava la cucina di nonna Maria. Anche sua madre era un’ottima cuoca. Lei preparava le sue propria salsiccie e le polpette ogni domenica. Dopo la messa la domenica, ci dava una polpetta su una forchetta come uno spuntino e del pane.
I miei nonni e genitori hanno vissuto il sogno americano. Mia sorella, mio fratello ed io siamo andati all’università. La storia continua. Mio figlio, Guido, un avvocato, e la sua moglie, una irlandese-americana, hanno una casa vacanza a Follina, provincia di Treviso, regione del Veneto. Mia figlia, Lisa, si è sposata e si laureata in Storia dell’Arte (a livello Ph.D.), specializzandosi nei futuristi italiani. Tutti e quattro sono “Italophiles” e cuochi bravi!
Bravissimo, Barbara. Speriamo che La Nonna e felice, grazie a te.
She always said, “some a day, they gonna make a this a you life, Marietta Scivetti.” This is a start.
Mille grazie.
Marie
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wonderfully interesting. Thanks
Anne
I got as far Marie and Antonio
Marie writes that she was born in Brooklyn in July of 1943 . Her mothers name is Carmela and she would like to visit Carmela’s parents, Maria Sciosa Scivewtti and Francesci Scivetti in Benson Hurst ( Suposedly the home of the Mafiosa)A little way from Little italy They will stay in the big city of New York and I have to visit with my Graandother because my father was stationed in the Pacific during the war and his wif
Marie and Anthony I call my son Antonio and he loves it
I was born in Brooklyn in JUly of 1943. My mother Carmel and I