Ancor prima del Rinascimento, gli scultori italiani erano celebri nel mondo per loro abilità artistiche. Per questo motivo in America, fino dalla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, i modelli in gesso venivano spediti in Italia per essere riprodotti in marmo dagli intagliatori locali. Il processo poteva durare più di un anno.
In seguito, due fenomeni hanno inciso sul processo sopra menzionato. Il primo fenomeno riguarda l’immigrazione italiana, la quale portò vari artisti negli Stati Uniti. Città americane, come Santa Barbara, furono costruiti dagli scalpellini originari del Veneto. Si veda la mano di Ettore Cadorin nelle statue del tribunale di Santa Barbara. Sotto la direzione di Gutzon Borglum, Mount Rushmore fu creato per la maggior parte da Luigi del Bianco, capo intagliatore che perfezionò le espressioni facciali dei presidenti. Come Borglum stesso disse, del Bianco “vale tutti e tre gli uomini che potrei trovare in America…Lui è il solo intelligente, efficiente intagliatore che capisce la lingua del scultore”. Tuttavia, il suo talento non venne riconosciuto, forse in parte a causa del sentimento antitaliano, per tutto il secolo.
Il secondo fenomeno coincide con l’aumentata richiesta delle sculture pubbliche alla fine dell’Ottocento. Il movimento City Beautiful si stava diffondendo nelle aree metropolitane di tutto il paese, ma in modo più evidente a New York City. E fu nel 1887 che Giuseppe Piccirilli emigrò a New York con sua moglie e i suoi sette figli. Giuseppe era scultore e tagliatore di successo di Massa Carrara in Toscana, il posto dove Michelangelo estrasse il marmo per il “Davide”. Tutti i figli—Ferruccio, Attilio, Furio, Getulio, Masaniello e Orazio—mostrarono interesse e talento verso l’arte del padre.
Aprirono il primo studio a Manhattan, poi si trasferirono nella “campagna” del Bronx. Presto incontrarono Daniel Chester French, emergente scultore americano. Questo fu colpito dall’abilità artistica della famiglia Piccirilli, tanto che nei successivi 35 anni, tutte le sue sculture in pietra, eccetto due, furono scolpite dai fratelli. Anche l’Abraham Lincoln, la colossale statua centrale del Lincoln Memorial a Washington, DC, fu creata dai fratelli, tra il 1914 e il 1922. Per questo motivo, French inviò loro un modello in gesso di 7 piedi; i fratelli Piccirilli utilizzarono 28 blocchi di marmo della Georgia, del peso di 150 tonnellate, per scolpire la statua di 19 piedi. French tentò un paio di volte di convincere i funzionari responsabili del Lincoln Memorial ad aggiungere il nome Piccirilli al monumento, ma non ci riuscì.
I fratelli Piccirilli non solo eseguirono statue per altri scultori, ma scolpirono anche opere proprie. La loro doppia identità professionale, di scultori e di intagliatori, è nota nelle opere di tutta America, ma scelsero New York City, come centro per la produzione artistica. Scolpirono le famose leoni fuori dalla Biblioteca pubblica di New York, così come le figure nel frontone della Borsa di New York. Scolpirono centinaia di opere nella Riverside Church. Progettarono e produssero “Youth Leading Industry”, un bassorilievo installato al Rockefeller Center con l’uso innovativo di mattoni di vetro Pyrex. E la lista potrebbe continuare …*
Il loro studio nel Bronx era costituito da due immensi edifici in mattoni, che ospitavano montagne di marmo e granito, oltre a busti antichi e riproduzioni in gesso di arte greca e romana. Per Daniel Chester French lo studio somigliava probabilmente ad un’antica bottega fiorentina, luogo in cui gli antichi maestri del Rinascimento davano vita ai loro capolavori. French era convinto che i fratelli fossero scultori migliori di lui. La sua stima per loro era così alta che acquistò alcune delle loro opere originali per il Metropolitan Museum of Art mentre prestava servizio nel consiglio di amministrazione del museo.
Eppure, i Piccirilli sono stati in gran parte dimenticati, relegati all’ombra di figure come French. Ora, il regista, Eduardo Montes-Bradley, vuole puntare i riflettori sull’eredità di famiglia. Il suo documentario, “The Italian Factor”, ritrae i fratelli come artisti di prodigioso talento, indispensabili per l’arte pubblica di New York e di tutto il paese. Il regista ha notato inoltre, che nonostante il successo dei fratelli, una scultura originale di Attilio intitolata “The Outcast” riflette l’alienazione del suo creatore in un momento di dilagante sentimento antitaliano nel paese. La statua in marmo raffigura un nudo seduto e assediato con le ginocchia portate al petto, una mano che gli afferra la spalla e l’altra che gli protegge la testa come da un colpo. Ma quando la madre Piccirilli morì in Italia nel 1921, la sua salma fu trasportata a New York. Forse fu durante la sua sepoltura nel Bronx che si sentirono pienamente a casa in America.
*Altre opere degne di nota includono la figura allegorica dell’America presso la U.S. Custom House a Bowling Green; le statue e parte del frontone del Brooklyn Museum; il Memoriale dei vigili del fuoco a Riverside Drive; il Maine Monument, che commemora l’affondamento della corazzata Maine nel 1898, all’ingresso di Central Park vicino a Columbus Circle; e Seal e Fragilina, due tra le loro opere originali conservate al Metropolitan Museum of Art.







Molto interessante! N
Sarebbe ora che i meriti venissero riconosciuti e si desse giusto onore ad artisti caduti in totale oblio
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