Una delle opere più ammirate della statuaria ellenistica è Il Gruppo del Laocoönte, un’antica scultura in marmo rinvenuta nei pressi di Roma nel 1506 ed esposta al pubblico ai Musei Vaticani. Le figure sono quasi a grandezza naturale, infatti l’opera, alta più di due metri, rappresenta il sacerdote troiano Laocoönte e i suoi figli Antifante e Timbreo mentre vengono attaccati dai serpenti marini. Con i suoi corpi in lotta e tesi, e le espressioni facciali contorte, la statua esemplifica l’agonia umana e la tragedia sublime.
Plinio il Vecchio, uno dei principali scrittori romani, elogiò molto l’opera, che attribuì a tre scultori greci di Rodi – Agesandro, Atenodoro e Polidoro – senza precisare una data o un mecenate. Oggi non è noto se Il gruppo di Laocoönte sia un’opera originale o una copia di una precedente scultura in bronzo. Sono state suggerite varie date, ma la maggior parte degli studiosi pensa che sia stata creata tra il 27 a.C. e il 68 d.C.
La storia di Laocoönte la ritroviamo nei poemi greci sulle guerre di Troia, ma gli eventi intorno all’attacco dei serpenti variano notevolmente. La storia non è affatto menzionata da Homer; era stata oggetto di una tragedia di Sofocle, andata perduta. Il racconto più famoso è riportato da Virgilio nell’Eneide.
Nell’Eneide, Laocoönte era il sacerdote di Poseidone, ucciso con entrambi i suoi figli dopo aver tentato di smascherare lo stratagemma del cavallo di Troia. Per Sofocle era il sacerdote di Apollo che avrebbe dovuto essere celibe, ma si era sposato. I serpenti uccisero i figli ma risparmiarono Laocoönte, lasciandolo soffrire. In altre versioni, fu ucciso per aver fatto sesso con la moglie nel tempio di Poseidone, e i serpenti furono inviati da Poseidone. Nelle prime versioni, i serpenti erano inviati o da Poseidone e da Atena, o da Apollo; i Troiani interpretarono le morti come una prova che il cavallo era un oggetto sacro. Le interpretazioni sono diverse: o Laocoönte è stato punito per aver sbagliato, o per aver ragione.
È interessante notare che i due serpenti raffigurati nella scultura mordono e stringono i tre uomini; probabilmente sono destinati ad essere velenosi, come racconta Virgilio. Producono effetti diversi sulle tre figure: il giovane avvolto dalle spire è impaurito, il padre azzannato dal serpente è tormentato, e il figlio preso dal morso velenoso sta morendo. In un racconto greco, il figlio maggiore a destra riesce a scappare e la composizione sembra consentire tale possibilità.
Il Gruppo del Laocoönte ebbe una profonda influenza su Michelangelo e su innumerevoli altri artisti che lo seguirono. Michelangelo rimase colpito dall’enorme scala dell’opera e dalla sua sensuale estetica. L’influenza dell’opera su Michelangelo la possiamo notare sulle sculture, lo Schiavo Ribelle e lo Schiavo Morente, create per la tomba di papa Giulio II e su alcune raffigurazioni presenti nella Cappella Sistina. Raffaello usò il volto di Laocoönte per la sua rappresentazione di Omero nell’affresco del Parnaso nelle Stanze del Vaticano, esprimendo cecità piuttosto che dolore. Anche Tiziano e Rubens trassero ispirazione dalla scultura.
Durante il periodo barocco a Firenze, nel 1700, si ebbe un intenso interesse per le piccole copie in bronzo di celebri antichità. Giovanni Battista Foggini (1652 – 1725), artista noto per la piccola statuaria in bronzo, realizzò una copia in bronzo di Laocoönte e dei suoi figli, di cui almeno uno è esposto al Getty Museum di Los Angeles.
Tra le incognite sull’origine di questa statua c’è il suo patrono. Gli storici dell’arte ritengono che sia stato probabilmente commissionato per la casa di un ricco romano, forse di famiglia imperiale. Per i romani l’argomento aveva un significato particolare: la punizione divina inflitta a Laocoönte e ai suoi figli preannunciava ad Enea la futura caduta di Troia. e lo fece fuggire dalla città. Così Enea, secondo il mito, fuggì dalla città e si mise alla ricerca di una terra, insieme al padre Anchise. Approdato in Italia, fondò Roma. E fu progenitore anche di Romolo e Remo. La morte di Laocoönte può essere vista come il primo anello di una catena di eventi che portarono alla fondazione di Roma.