Si ritiene che la pianta di fico risalga a più di 11.000 anni fa e sia stato la prima pianta coltivata dall’uomo, un millennio prima del grano o dei legumi. Il fico compare in tutta la Bibbia a cominciare da Adamo ed Eva, che usano foglie di fico per coprirsi; è probabile che il Frutto Proibito fosse, infatti, un fico e non una mela.
I fichi si intrecciano in molti modi con la storia d’Italia. Fanno parte della leggenda della fondazione di Roma. Quando Romolo e Remo furono posti in un cesto e gettati nel fiume Tevere, sopravvissero quando il cesto si fermò… sotto un albero di fico. I fichi erano un alimento comune tra i romani. Si dice che i fichi fossero comparsi nella morte per avvelenamento di Augusto, nel 14 d.C., primo imperatore di Roma. Sono stati considerati un simbolo sacro da molti: delicati, abbondanti e commestibili, i semi di fico sono simbolo di comprensione universale, unità e verità; i loro alberi forniscono raccolti abbondanti e biennali, che rimandano all’abbondanza.
I fichi sono coltivati in tutta Italia, ma prosperano particolarmente al caldo sole e nei terreni di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Ne esistono molte varietà, tra cui: il fico Dottato del sud (chiamato Kadota negli Stati Uniti), diverse tipologie siciliane (tra cui il Bianco, il Nero e la Melanzana), la Tarantella della Puglia, il fico di Triana della Toscana, il Paradiso a Genova che resiste alle basse temperature, quindi coltivato anche in Val Camonica, in Lombardia e in Piemonte. Il colore varia dal bianco al giallo, al verde, al viola, al marrone e al nero; tutti hanno polpa rossa.
Il valore nutritivo dei fichi è piuttosto impressionante. Hanno il più alto contenuto di minerali, ferro, magnesio e fibre di tutti i comuni frutti, frutta secca o verdure. I fichi hanno l’80% in più di potassio rispetto alle banane e sono estremamente facili da digerire. Con solo circa 20-40 calorie per fico, viene spesso definito “il frutto più perfetto della natura”.
I fichi sono molto impiegati nella cucina italiana, dal dolce al salato. I fichi freschi possono essere consumati al naturale e sono spesso usati per le crostate; i fichi secchi sono usati per i biscotti e i fichi molto maturi per la marmellata. I fichi sono buonissimi su crostini di pane con la ricotta oppure con miele, formaggio di capra e noci; in insalata con prosciutto, mozzarella e basilico; e nel periodo natalizio con altra frutta secca.
I fichi hanno anche un posto di rilievo nelle espressioni e negli idiomi italiani. “Non vale un fico secco” indica che qualcuno o qualcosa non vale niente. “Fare le nozze con i fichi secchi” significa essere avaro. “Cogliere i fichi in vetta” si riferisce al correre un rischio non necessario, come arrampicarsi su un fico (noto per il suo legno fragile) per cogliere i frutti dai rami più alti, che possono rompersi facilmente. Un ultimo proverbio: “Fare come gli antichi, che tagliavano il fico per cogliere i fichi” che si riferisce al fare qualcosa di drastico in cui il danno supera il guadagno. “Che fico/figo!” è un’espressione moderna che si riferisce a qualcuno come fisicamente bello o a qualcosa di interessante. Data l’abbondanza e la versatilità dei fichi, non c’è da meravigliarsi se le sue metafore rallegrano la lingua italiana.