Cinecittà, il complesso di edifici cinematografici italiani dislocati su più di 40 ettari a 9 km dal centro di Roma, è ricco di storia del cinema quanto i backlot di Hollywood di Paramount, MGM e Warner Brothers. È qui che Gregory Peck e Audrey Hepburn sfrecciavano in vespa per la città in “Vacanze romane” (1953). È qui che Charlton Heston correva su un carro in “Ben-Hur” (1959) sul set più grande mai costruito per un film. È qui che Elizabeth Taylor e Richard Burton accesero la frenesia dei tabloid con la loro relazione fuori campo durante le riprese di “Cleopatra” (1963). È qui che Marcello Mastroianni e Anita Eckberg si divertirono nella Fontana di Trevi in “La dolce vita” (1960). Ed è proprio per tutti questi motivi che nacque il termine “paparazzi”. Veniva da un immaginario fotografo di notizie di nome Paparazzo ne “La Dolce Vita”.
Le origini di Cinecittà risalgono agli anni ’30, quando Benito Mussolini non solo voleva rinvigorire l’industria cinematografica italiana, ma voleva anche creare ciò che Hitler aveva sviluppato: una macchina di propaganda. Mussolini mandò suo figlio Vittorio a Hollywood per conoscere le fabbriche dei sogni americane e per replicarle a Roma. Cinecittà fu costruita in un anno e mezzo, una fusione architettonica tra l’art déco di Hollywood e il minimalismo dell’era fascista. Si dice che più di 100.000 bobine di notizie prebelliche siano conservate nei caveaux dello studio, inclusa la dichiarazione di guerra di Mussolini agli alleati. Tra il 1937 e il 1943 furono realizzati 279 film, alcuni dei quali mostravano i progressi tecnologici degli studi. Altri erano conosciuti come film del “telefono bianco” perché presentavano ambientazioni lussuose e stili di vita eleganti, che pochi italiani avevano potuto sperimentare nella loro vita quotidiana.
Durante la seconda guerra mondiale, Cinecittà fu bombardata dagli Alleati e saccheggiata dai nazisti. Nel 1944, la produzione cinematografica si fermò e gli studi furono utilizzati come campo profughi. L’America chiuse Cinecittà nel 1945 vietando la produzione di film come punizione per l’alleanza dell’Italia con i nazisti durante la guerra. L’ironia del divieto fu che ciò dette origine al Neorealismo, poiché registi come Roberto Rossellini e Vittorio De Sica scesero in strada per realizzare film come “Roma, città aperta” e “Ladri di biciclette”. In questi film classici, gli standard di Hollywood furono evitati, furono scelti attori dilettanti e le scene furono girate in luoghi autentici. Il plauso della critica per questi film attirò l’attenzione non solo sull’industria cinematografica italiana, ma anche su Cinecittà come alternativa per i produttori di Hollywood, i quali cercavano di abbassare i costi di produzione.
Negli anni ’50 Cinecittà tornò in attività e si affermò su entrambe le sponde dell’Atlantico. Era ed è tuttora il più grande studio cinematografico d’Europa, i registi si riversarono sulla “Hollywood sul Tevere”, come era conosciuto durante gli anni gloriosi degli ’50 e ’60. Per i film italiani, “La Dolce Vita” fu visto come un ponte tra il Neorealismo e i film di arte moderna. Per il resto della sua vita, Federico Fellini girò quasi tutti i suoi film sul palco 5, il più grande teatro di posa d’Europa.
Dopo la morte di Fellini, gli Studi iniziarono a perdere attrattiva. Il governo italiano infatti ha privatizzati nel 1997, vendendo una quota dell’80%. Gli investimenti hanno reso Cinecittà ancora una volta capitale del cinema. Tanto che, dal ’90 al 2020, possiamo menzionare film come “Il paziente inglese”, “Gangs of New York”, “La passione di Cristo” e “I due papi”. Tuttavia, la concorrenza si profila sempre all’orizzonte; altri studi offrono servizi all’avanguardia e agevolazioni fiscali per ridurre i costi di produzione. Ma Cinecittà è l’unico studio al mondo con pre-produzione, produzione e post-produzione completa su un unico lotto. Quindi, si può entrare con una sceneggiatura e si può uscire con un film completato.
Nel corso degli anni, a Cinecittà sono stati girati più di 3.000 film, di cui 90 hanno ricevuto una candidatura all’Oscar e 47 di questi l’hanno vinto. Mentre il futuro di Cinecittà resta incerto, vivranno per sempre scene de a “la dolce vita” degli anni ’50 e ’60 e gli splendori del passato.
Ottimo! Bravissima, Barbara!! xo s
On Thu, Nov 11, 2021 at 7:14 AM L’Olivo Santa Barbara wrote:
> babbityjean posted: ” Cinecittà, il complesso di edifici cinematografici > italiani dislocati su più di 40 ettari a 9 km dal centro di Roma, è ricco > di storia del cinema quanto i backlot di Hollywood di Paramount, MGM e > Warner Brothers. È qui che Gregory Peck e Audr” >
Un buon articolo! Molto interressante. Jean
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