Il minimo comune denominatore

Ho recentemente letto un articolo nel Washington Post sull’impatto della televisione sulla politica populista in Italia. La storia comincia con l’apertura delle onde radio dalla Radiotelevisione italiana (RAI), società di radiodiffusione pubblica nazionale di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze.  Conosciuta dal 1954 come Radio Audizioni Italiane, una grande parte della sua programmazione dopo la seconda guerra mondiale era influenzata dalla BBC ed aveva trasmissioni per lo più a contenuto educativo.  Programmi come Non è mai troppo tardi e Un viaggio al Po hanno permesso agli italiani di conoscere altre regioni del paese, in un momento in cui la maggior parte delle persone non poteva permettersi di viaggiare.

Poi, negli anni ’80, una rete di canali aggressivo e poco raffinati, chiamati Mediaset sono entrati nel mercato e si sono rapidamente diffusi in tutto il paese. I propri programmi — cartoni animati, soap opera, sport, film e altro leggero intrattenimento—erano in contrasto con la missione educativa della RAI.  Mediaset trasmetteva film e intrattenimento quasi tre volte di più rispetto alla RAI e, al contrario, non offrendo al contrario, quasi nessun programma educativo e poche notizie.  Nel 1990 metà del paese aveva accesso a Mediaset, permettendo ciò a ricercatori di diversi campi di analizzare l’impatto della televisione sulla politica del paese.

I risultati sono scoraggianti.  Senza approfondire le metodologie dei ricercatori, i dati  mostrano che la continua esposizione alla programmazione scadente di Mediaset era affiancata da messaggi semplici e risposte facili, mezzi questi per un valido supporto ai candidati populisti.  Naturalmente, sappiamo che il fondatore e proprietario di Mediaset è Silvio Berlusconi, politico populista ed ex primo ministro. Ma i ricercatori sottolineano che il rapporto tra media popolari e politica populista non è solo un effetto Berlusconi.  Si estende ai suoi concorrenti, in particolare al Movimento a Cinque Stelle.  Questo partito è stato fondato dal comico Beppo Grillo una decina di anni fa ed è diventato il secondo più grande partito del Parlamento italiano dalle elezioni del 2018.

Il ruolo della televisione nel movimento populista non viene dalla messaggistica politica ma dall’intrattenimento. L’effetto elettorale è di circa 10 punti percentuali tra i due gruppi che hanno visto di più Mediaset – quelli di età inferiore ai 10 anni e quelli di 55 anni e più. I ricercatori hanno scoperto che i giovani che guardavano tale programmazione durante i loro anni di formazione sono cresciuti per essere “meno cognitivamente sofisticati e meno civici e meno politicamente attivi” rispetto ai loro coetanei che seguivano le trasmissioni pubbliche, cioè della RAI. Da adulti hanno registrato punteggi di matematica e di lettura significativamente peggiori di quelli dei loro coetanei. Le loro opinioni populiste derivano dalla semplicità della programmazione, dalla semplicità del linguaggio dei politici populisti.

Gli effetti di “brain-numbing” non erano così pronunciati negli italiani più adulti che seguivano Mediaset; i punteggi dei loro test erano simili a quelli dei loro colleghi. Le loro opinioni populiste erano influenzate dalle notizie che guardavano su Mediaset. Le domande e le ricerche continuano … compreso il potenziale impatto di Fox News negli Stati Uniti sulle opinioni populiste. La domanda nella mia mente è se la connessione è causalità o correlazione. Si potrebbe pensare che ci siano altri fattori in gioco. Ma come dice l’articolo del Washington Post, “questa è una storia su come il minimo comune denominatore dei media popolari abbia spianato la strada al minimo comune denominatore della politica populista”.

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1 Response to Il minimo comune denominatore

  1. susan montpas says:

    Ben scritto, Barbara! Il ruolo della TV nel movimento populista è un argomento importante per la discussione in molti paese in questo momento. È difficile evitare di scoraggiarmi, ma cerco di rimanere ottimista. (La festa di pizza fornirà una piacevole tregua, vero?!) Al piacere di vederti domani, Susie

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