Nel giugno 2018, ho letto un articolo in un giornale italiano sulla crescita della lingua italiana a New York e dintorni. Negli ultimi cinque anni, il numero di ragazzi che studiano l’italiano, dalle elementari al liceo, è più che raddoppiato—da 22.000 a 54.000 nei tre stati di New York, New Jersey e Connecticut.
Allo stesso tempo, c’è una crescita nel numero dei programmi bilingue italiano/inglese, in cui tutte le materie sono insegnate metà tempo in italiano e metà in inglese. Il primo è già al quarto anno in una scuola pubblica di Bensonhurst, a Brooklyn. Il secondo inizierà il prossimo autunno in una scuola pubblica ad Harlem a Manhattan. Un terzo infatti è pronto per essere lanciato a Williamsburg, Brooklyn. E anche a Staten Island, la provincia più popolata da italo-americani, si parla di una simile iniziativa. La domanda di assunzione è grande; per esempio, per il primo anno d’asilo, la scuola a Bensonhurst aveva ricevuto 242 richieste per soli 18 posti disponibili.
Ci sono diverse ragioni per questa crescita e per la moda di studiare questa lingua. L’italiano è una lingua bella, divertente (e anche difficile secondo me) e a volte utile. L’Italia è una destinazione preferita per i turisti. Il cibo e la cultura some ampiamente riconosciuti. L’Italia e la sua cultura sono amatissime dai newyorkesi e in generale dagli americani, ma purtroppo l’italiano è ancora poco parlato. E quindi in generale sempre più famiglie a New York mostrano interesse per il bilinguismo italiano-inglese perché sono convinte che il bilinguismo faccia bene alla crescita dei bambini sia dal punto di vista scolastico sia per il loro carattere e la loro apertura mentale.
Per aprire un programma bilingue, le famiglie devono garantire la frequenza di una ventina di bambini fino alla quinta elementare. Fra gli altri requisiti per avviare un programma, circa le metà dei 20 alunni devono avere un genitore la cui lingua madre sia l’italiano. E un maestro deve essere disponibile che parli entrambe le lingue e deve avere tutti i certificati necessari per l’insegnamento all’infanzia. Una difficoltà per le giovani famiglie italiane immigrate a New York con figli piccoli è che non sono concentrate in pochi quartieri (come in passato) ma sono sparse per tutta la città. Se non vivono vicino alla scuola, non è semplice organizzare il pendolarismo nella Grande Mela.
Ci sono molti gruppi dietro questa tendenza nell’educazione bilingue. L’Italian American Committee on Education (Iace) è un’organizzazione non-profit fondata nel 1975 per promuovere lo studio della lingua italiana e cultura nell’area dei tre stati. È sotto la supervisione del Consolato Generale d’Italia a New York. Supportano anche il corso bilingue fornendo libri e risorse in italiano e finanziando una parte dello stipendio dell’insegnante bilingue. E poi c’è una squadra che il console generale a New York chiama “le Mamme Tigri” che promuovono la campagna e reclutano le famiglie interessate.
Per attirare più studenti, lo Iace lancia anche iniziative extra curriculuri incentrate sul Made in Italy in collaborazione con i principali marchi italiani, come “Mangia sano & parla italiano” with Eataly e “Disegna l’auto dei tuoi sogni” with Ferrari. Questo marketing culturale contribuisce a far aumentare la propensione degli americani a comprare l’autentico Made in Italy.
It sure is! In fact, our granddaughter, Fiamma, has been studying it at La Guardia High School. She did, however, start early — at an Italian speaking only nursery school in Brooklyn!
Nice to know it is so popular. Great piece.
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