Ho letto per la prima volta il seguente testo durante una lezione di italiano. L’insegnante ha coperto gli ultimi due paragrafi e la citazione alla fine e poi ha chiesto agli studenti di indovinare di chi stava parlando l’autore. Pensavo che il brano fosse una metafora e che trattasse di animali selvatici o non domestici. Ecco il testo:
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese. Donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.
Riuscite a indovinare di chi sta parlando l’autore? Il rapporto continua…
“Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
–Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912–
Dagli anni 1880 fino circa al 1920, oltre 4 milioni di italiani emigrarono in America. Ci sono molte ragioni, molte delle quali sono legate alle circostanze in Italia dopo l’unificazione nel 1861. (Tratterò questo in un futuro post.) Tuttavia, il pregiudizio era dilagante negli Stati Uniti; vedete, ad esempio, il mio post su Sacco e Vanzetti, il 19 ottobre 2017.
Ho fatto una piccola ricerca su questo passaggio. Apparentemente, ci sono oltre 3.500 pagine web in Italia che citano questo testo. Tuttavia, la fonte originale (in inglese, ovviamente) non è stata individuata. Un individuo curioso ha persino scritto ai bibliotecari della Library of Congress che non erano in grado di trovare il documento originale. Anche se non voglio perpetuare una storia inventata, a patto che lo sia, chiedo ai lettori di considerare questo passaggio come un altro esempio di pregiudizio, xenofobia e razzismo—che certamente non mancano in tutto il mondo allora ed ora.
Conoscevo già questo testo quindi non ho dovuto indovinare… dovrebbe farci riflettere tutti.