Sotto inchiesta da un procuratore torinese per frode sono 7 grande aziende italiane. I produttori di olio d’oliva—Carapelli, Bertolli, Santa Sabina, Coricelli, Sasso, Primadonna, e Antica Badia—stanno per essere indagati per vendere l’olio d’oliva vergine come extravergine. Dai campionamenti, è emerso che le imprese avrebbero dichiarato al consumatore, scrivendolo sulle confezioni, che l’olio venduto era extravergine quando in realtà sarebbe semplicemente stato “olio vergine,” che appartiene a una categoria inferiore per qualità, con parametri fisici-chimici diversi dall’olio più costoso.
L’inchiesta è nata nel giugno del 2015 con l’arrivo di una segnalazione, inviata al procuratore in persona, dal mensile Il Test. Al magistrato era stato spedito anche un articolo, uscito la scorsa estate, in cui si descriveva l’esito di una mini-inchiesta svolta dalla redazione del periodico in un’annata particolarmente dura per la produzione di olio.
La raccolta delle olive nel 2014 è stata una delle peggiori nella storia italiana—“un’anno brutto” secondo i produttori, non “un’anno nero”. C’era il tempo cattivo nei momenti critici, c’era una infestazione di una frutto mosca dell’olivo, e c’era anche una malattia che ha ridotto fortemente le colture. Chiamato Xylella fastidiosa, questo batterio, cosidetto anche “oliva Ebola” ha infettato ben 74.000 acri nella Puglia. La minaccia era così grave che l’Unione europea ha chiesto la distruzione di tutti gli impianti a 100 metri da un focolaio.
Nella Umbria, la produzione di olio d’oliva nel 2014 è diminuita del 95%. Nella vicina Toscana non era molto meglio. Nella Puglia, che rappresenta di solito circa il 40% della produzione totale dell’olio d’oliva in Italia, la raccolta era striminzita.
L’indagine delle 7 aziende non riguarda i potenziali rischi per la salute dell’olio venduto. Il problema è l’inganno potenziale rivolto al consumatore che avrebbe pagato circa il 30% in più per una bottiglia pensando che fosse olio extravergine quando in realtà non lo era. Ora l’indagine si allarga sulla provenienza delle olive. Gli investigatori sospettano che l’origine dell’olio non poteva essere italiana in un anno in cui i produttori hanno sperimentato la crisi Xylella e i cattivi raccolti che ne derivano.
La prospettiva per il 2015 (e 2016) è molto più luminosa, anche se la produzione sarà ancora probabilmente a corto di un anno boom, come il 2013. Un anno nero per le olive, ma forse un anno brutto anche per le aziende sotto inchiesta.
Grandissima Barbara!!!!!!!