Quando il curatore della Biblioteca dell’Università del Michigan ha ricevuto l’e-mail, si preoccupò più che un po’. L’e-mail era di Nick Wilding, storico della Georgia State University, studioso di Galileo ed esperto di falsi. Chiedeva informazioni sulla provenienza di uno dei beni più preziosi della biblioteca.
Per quasi un secolo il “manoscritto Galileo” è stato il gioiello della collezione della biblioteca. In alto c’è una lettera presumibilmente firmata da Galileo nel 1609 che descrive il suo nuovo telescopio e in basso ci sono schizzi che tracciano le posizioni delle lune di Giove attorno al pianeta. Se autentico, rappresentava i primi dati osservativi che mostravano oggetti in orbita attorno a un corpo diverso dalla terra.
In passato Wilding ha scoperto opere false di Galileo: ha dimostrato, attraverso delle prove, che una copia del trattato di Galileo del 1610 Sidereus Nuncius (“Messaggero stellato”) era un falso. Tiene un corso, come docente, sulla contraffazione, presso la Rare Book School dell’Università della Virginia. Attualmente sta scrivendo una biografia di Galileo e fra i vari documenti consultati, ha esaminato diverse immagini online, tra cui il manoscritto conservato presso l’Università del Michigan.
I suoi sospetti sono iniziati quando ha notato alcune delle strane forme di alcune lettere e la scelta di certe parole. Poi si è chiesto perché l’inchiostro sembrava identico nella parte superiore e inferiore della pagina, quando in realtà si trattava di due documenti scritti su uno stesso foglio, a distanza di mesi. “Perché è tutto esattamente dello stesso colore marrone?” Poi Wilding ha iniziato la ricerca sulla provenienza. Non ha trovato traccia del documento negli archivi italiani. La sua prima apparizione fu all’asta nel 1934, quando fu acquistata da un uomo d’affari di Detroit e poi lasciata in eredità all’università dopo la sua morte nel 1938. Il catalogo dell’asta diceva che era stata autenticata dal cardinale Pietro Maffi, arcivescovo di Pisa morto nel 1931, che lo aveva paragonato a due documenti autografi di Galileo della sua collezione. Quei documenti, ha scoperto Wilding, gli erano stati dati da Tobia Nicotra, un famigerato falsario milanese del XX secolo.
Wilding ha chiesto all’Università del Michigan un’immagine della filigrana del documento, costituita da un cerchio con un trifoglio e il monogramma “AS/BMO”. La ricerca del monogramma l’ha portato a una lettera di Galileo del 1607 alla Morgan Library & Museum di New York, che corrispondeva quasi esattamente alla presunta lettera originale negli archivi italiani. Successivamente ha scoperto che “BMO” era l’abbreviazione della città di Bergamo. Da un libro di consultazione su carta antica e filigrane, Wilding, l’Università del Michigan e la Morgan Library hanno scoperto che le filigrane non potevano essere apparse prima del 1770, più di un secolo dopo che Galileo avrebbe creato i manoscritti.
La scoperta di questi falsi non cambia radicalmente la scoperta di Galileo. Nel 1610 Galileo scrisse un libro sulle proprie scoperte con il suo nuovo telescopio, che supportava la tesi copernicana secondo cui la terra non era il centro dell’universo, ma lo erano i pianeti orbitavano attorno al sole. Per i suoi sforzi, l’Inquisizione convocò Galileo a Roma e lo processò per eresia. Fu fortunato a non essere stato bruciato al rogo; la sua pena detentiva fu commutata in “arresti domiciliari”: così passò gli ultimi nove anni della sua vita. Galileo fu anche il primo studioso ad aver scritto un manifesto laico per chiedere la libertà della scienza dall’interferenza religiosa.
Quanto a Nicotra, Wilding ha scoperto che iniziò a vendere lettere false e manoscritti musicali per sostenere sette amanti. La polizia, per indagare su un sospetto manoscritto di Mozart, fece irruzione nell’appartamento di Nicotra a Milano nel 1934, trovando una “fabbrica di falsi” con risguardi strappati da vecchi libri e falsi di Lorenzo de’ Medici, Cristoforo Colombo e altri personaggi storici. È stato condannato a due anni di reclusione.
L’Università del Michigan e la Morgan Library stanno sfruttando al meglio le rivelazioni di Wilding sui questi documenti falsi. Stanno aggiornando le attribuzioni delle opere. E stanno valutando metodi per scoprire i falsi: tutto ciò potrebbe essere oggetto di una futura mostra o simposio,