Secondo l’UNESCO, “Il patrimonio è la nostra eredità del passato, ciò con cui viviamo oggi e ciò che trasmettiamo alle generazioni future. Il nostro patrimonio culturale e naturale sono fonti insostituibili di vita e di ispirazione”. L’UNESCO — l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura — è stata fondata nel 1945 per promuovere la pace e la sicurezza nel mondo attraverso la cooperazione internazionale nel campo dell’istruzione, delle scienze e della cultura. La missione dell’UNESCO si è estesa negli anni per includere l’istituzione di siti del patrimonio mondiale di importanza culturale e naturale.
Le origini risalgono al 1954, quando l’Egitto decise di costruire la nuova diga di Assuan. Prevedibilmente, il serbatoio che ne sarebbe risultato, avrebbe inondato una vasta area della valle del Nilo, che conteneva tesori dell’antico Egitto e dell’antica Nubia. I governi di Egitto e Sudan allora chiesero all’UNESCO di aiutarli a proteggere i monumenti e i siti in pericolo. Il progetto portò al recupero di migliaia di oggetti e al trasferimento su un terreno più elevato di importanti templi. Fu anche il punto di inizio della Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale con la conseguente istituzione della Lista del Patrimonio Mondiale.
Le Isole Galapagos in Ecuador, il Parco Nazionale di Yellowstone negli Stati Uniti e l’isola di Goree in Senegal (il primo centro commerciale tra Africa e Americhe, oltre che centro del traffico di schiavi sulla costa africana) furono tra i 12 siti nominati nella prima lista nel 1978. La Lista del Patrimonio Mondiale attualmente consiste in un totale di 1.153 beni in 167 paesi in tutto il mondo. L’ultimo aggiornamento di luglio 2021 include i portici di Bologna. Secondo l’UNESCO, alcuni portici sono costruiti in legno, mentre altri sono in pietra o mattoni. Coprono strade, piazze, sentieri e camminamenti di Bologna, e talvolta si trovano su entrambi i lati della strada. Coprono un’area totale di 62 km e sono una parte importante dell’identità di Bologna. Quest’anno l’UNESCO ha riconosciuto anche Montecatini Terme in Toscana, e gli affreschi trecenteschi di Padova, tra cui il ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni di Giotto, che ha segnato l’inizio di uno sviluppo rivoluzionario nella storia della pittura murale.
Con 58 siti, l’Italia ha il maggior numero di Patrimonio Unesco. È interessante notare che la città con il maggior numero di siti non è Roma o Parigi ma Córdoba, che è la ventiduesima città più grande della Spagna. La Moschea di Córdoba è stato il primo sito nominato della città. Gli storici ritengono che la struttura originale sia stata costruita come chiesa nel VI secolo, convertita in moschea nel secolo successivo e in seguito trasformata di nuovo in cattedrale. La linea stilistica dell’edificio, con i suoi numerosi archi a ferro di cavallo, cupole e piastrelle decorative, è l’epitome dell’architettura moresca.
Il patrimonio culturale non riguarda solo monumenti e siti naturali, ma anche tradizioni, espressioni orali, pratiche sociali e riti trasmessi, nei secoli, dai nostri antenati. Ecco perché nel 2017 l’UNESCO ha inserito l’arte dei pizzaioli napoletani nella onorata Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità: “Il saper fare culinario legato alla produzione della pizza – che comprende gesti, canti, forme di espressione visiva, espressioni linguistiche locali e la capacità di gestire correttamente l’impasto della pizza e di trasformare la preparazione della pizza in una performance da condividere è senza dubbio un patrimonio culturale. I pizzaioli e i loro ospiti partecipano tutti a un rito sociale intriso di convivialità, dove bancone e forno in pietra fanno da palcoscenico”.
L’UNESCO stabilisce standard rigorosi per il riconoscimento. Un bene deve essere considerato di “eccezionale valore universale”, deve soddisfare condizioni di integrità e autenticità, e deve essere dotato di un adeguato sistema di protezione e gestione. Preservare questi siti, monumenti e tradizioni sarà una preziosa eredità per le generazioni future.