Questa è una storia di molte storie. Ma, prima di tutto si tratta proprio della storia dei marmi Torlonia. Nell’aprile 2021, 92 capolavori sono stati presentati a Palazzo Caffarelli, ai Musei Capitolini di Roma. La mostra, denominata “I Marmi Torlonia: Collezionare capolavori”, rappresenta la più grande e importante collezione privata di arte antica del mondo. Rivaleggia con quelli dei grandi musei del mondo ed è seconda solo ai Musei Vaticani, per dimensioni e qualità dell’arte. L’intera collezione, di 620 pezzi, comprende statue, sarcofagi, busti, vasi e rilievi databili dal V secolo a.C., al IV secolo d.C. .
La mostra si apre con una panoplia di busti, oltre all’unico bronzo della collezione, una statua del primo secolo d.C. del generale romano Germanico, addossata a pareti di colore rosso pompeiano. Le stanze successive presentano un satiro e una ninfa in ballo, l’abbraccio di Eirene e Ploutos e un fantastico bassorilievo con vista del tempio della pace di Portus Augusti. Queste opere rappresentano quelle portate alla luce nel corso dell’Ottocento, con scavi nei pressi di Torlonia vicino a Roma, nella zona della Sabina e nel Viterbese. Ma, la maggior parte dell’intera collezione è stata raccolta acquisendo collezioni – in tutto o in parte – da famiglie aristocratiche italiane in difficoltà finanziarie. Tali raccolte, a loro volta, avevano al loro interno un numero significativo di opere provenienti da collezioni risalenti alla Roma del XVI secolo. Quindi l’intera mostra è descritta come “una raccolta di collezioni”, che rappresenta uno spaccato della storia del collezionismo di antichità.
Questo progetto ha anche rivelato nuove intuizioni sulla scultura classica. Prima di essere esposte, le sculture venivano rifinite e pulite. La mostra è sponsorizzata dal marchio di lusso italiano Bulgari, che ha permesso di restaurare molte opere. Anche se le sculture classiche erano spesso dipinte con colori vivaci, è raro oggi trovare prove dei pigmenti originali, o perché si sono sbiaditi nel tempo o perché i collezionisti preferivano superfici incontaminate. Secondo la restauratrice responsabile della collezione Torlonia, Anna Maria Carruba, registrare gli interventi storici è stato il compito più impegnativo. Per esempio: in mostra una grande statua di capra a riposo della fine del I secolo a.C.; la testa dell’animale però risale ad epoca successiva ed è attribuita all’artista barocco Gian Lorenzo Bernini. La mostra si conclude con una statua di Ercole, spogliata della sua patina antica per rivelare “un puzzle” composto da 125 pezzi, appartenenti ad almeno due diverse statue antiche che sono state ricongiunte in epoche diverse. Era stata rivestita per dare il senso di scultura unica, e tale procedura non era insolita nel passato. La statua rappresenta non solo le diverse pratiche del passato, ma anche le sfide che devono affrontare oggi collezionisti, restauratori e archeologi.
Le origini di questa collezione risalgono alla famiglia Torlonia, che accumulò una fortuna durante i secoli XVIII e XIX, attraverso l’amministrazione delle finanze del Vaticano. La famiglia mantenne privata la sua collezione; ma, nel 1875 il principe Alessandro Torlonia allestì un museo privato per mettere in mostra gli antichi marmi, ma la collezione era visibile solo a famiglie nobili e su invito personale. Il resto del mondo intravide le statue solo attraverso le fotografie di un catalogo, pubblicato nel 1884.
Ma la storia non finì così. La collezione finì in alcuni magazzini a Trastevere, nel secondo dopoguerra. (Questa storia verrà raccontata nel post della prossima settimana). Lo stato italiano cercava di raggiungere un accordo con la famiglia Torlonia per esporre o vendere le opere, ma le trattative rimasero ferme per decenni. Nel 2013, l’ultimo principe, Alessandro Torlonia (scomparso nel 2017) ha costituito una Fondazione per la gestione del patrimonio artistico della famiglia. La Fondazione, gestita dal nipote del principe, Alessandro Poma Murialdo, è arrivata ad una svolta nel 2016: stato italiano ed eredi della famiglia hanno firmato un accordo per esporre le opere. L’accordo prevede anche che la collezione faccia un tour all’estero, ma la pandemia ha ritardato l’inizio della mostra. “Il tour internazionale è stato per noi una parte essenziale dell’accordo sin dall’inizio … È importante che la collezione sia condivisa a livello internazionale”, ha dichiarato l’erede Poma Murialdo.
I marmi sono bellisimi! Non ho mai visto questi musei. Jean
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