Questo è il secondo articolo di una serie in 3 parti, basata su un’intervista con la mia insegnante e curatrice dei miei articoli, Eleonora Vieri. La scorsa settimana, Eleonora ha fatto un resoconto di prima mano sulla pandemia in Italia. Questa settimana parla della sua infanzia, della sua istruzione e di come è diventata insegnante di italiano per stranieri, non solo per americani, ma anche per tanti altri studenti di diverse nazionalità. La prossima settimana parlerà del suo approccio all’insegnamento via Skype, che è particolarmente importante durante questi periodi di distanziamento sociale.
Come ho detto l’ultima volta, lei è un’insegnante eccellente, sia per la conversazione in italiano, che per la grammatica. Inoltre, le sue lezioni sono sempre connesse alla cultura e alla storia italiana. Se sei interessato a imparare l’italiano – a qualsiasi livello, a qualsiasi età – o a fare esclusivamente conversazione in lingua con un affascinante madrelingua, dai un’occhiata al sito web di Eleonora: www.italianviaskype.net o mandale un’e-mail al seguente indirizzo: eleonoravieri@gmail.com.
“Sono nata in Umbria a Castiglione del Lago, sul lago Trasimeno, ci vivo ancora, e mi ritengo fortunata, non solo per la storia e le tradizioni, evidenti come in ogni angolo d’Italia, ma anche per la natura bellissima. Ma certo, io sono di parte ;). Una natura presente, evidente ancora di più da quando viviamo la pandemia.
“È una zona al confine con la Toscana, infatti tradizioni e lingua vi si intrecciano. Inoltre, mio padre toscano, ha lasciato in me immersioni nelle tradizioni, nella lingua e nella famiglia della Maremma toscana. Da piccola, ero una brava studentessa, ma anche una monella, soprattutto a casa. Adoravo giocare all’aperto, abitando in campagna, era una cosa normale.
“Adoravo fare scherzi a mio nonno, e lui da bravo nonno stava naturalmente al gioco. Posso raccontare di quando gli nascondevo o gli sgonfiavo la bici (visto che andava ogni giorno al bar in bici per mantenersi in forma) o di quando gli ho cucito i pantaloni del pigiama e i suoi piedi vi sono rimasti incastrati dentro (non so quanto si sia arrabbiato con mia nonna per avergli dato un pigiama così strano).
“Ero anche la sua insegnante. Lui era nato in tempo di guerra, nel 1907, da una famiglia contadina, perciò era andato a scuola per poco tempo. I contadini non avevano sufficienti soldi per permettersi certi servizi ai tempi della mezzadria. Lui era un uomo in gamba, che mi ha trasmesso l’amore per le piante, infatti era il più bravo potatore della zona. Nei pomeriggi d’inverno quando non giocavamo a carte, era il mio studente “per gioco”, come lo era il mio amichetto Riccardo, due anni più piccolo di me. Tutto ciò era un seme.
“Dopo aver frequentato il liceo scientifico, ho scelto spontaneamente la facoltà di lingue e letterature straniere all’università. È stato un percorso bello, interessante, appassionante. Una scelta azzeccata. L’amore per la lingua, a quei tempi l’amore per il portoghese era inebriante, lo amavo, nel vero senso di eros, di passione e di cura. Era una forte spinta di creatività ed energia. E in parte lo è stata anche la linguistica.
“Alla fine concludo il percorso di studi con una tesi in portoghese, in linguistica cognitiva. Avevo la possibilità di continuare la ricerca all’università, ma non ero probabilmente tagliata per questo o meglio non avrei voluto passare altro tempo in compagnia dei soli libri o della teoria. Intanto si faceva strada già da tempo l’idea di insegnare italiano a stranieri, e così è stato. È venuto da sé… non volevo continuare a studiare una lingua e una cultura che non erano mie, per quanto mi piacessero, lo sentivo come una forzatura, strideva con la mia natura.
“Ho iniziato così, in un’accademia privata di italiano per stranieri in Umbria, dopo mesi di disoccupazione, come accade spesso in Italia ai neo laureati, è arrivata una telefonata. Un’emozione. Ho iniziato così a “farmi le ossa”. Un grande lavoro all’inizio, davvero, imparare a insegnare la lingua, la grammatica, perché nonostante tu sia madrelingua, non sai affatto perché il passato vuole essere o avere, e poi credetemi gli studenti si inventano le domande più incredibili, e necessitano di una risposta chiara e matematica per tutto. Ma la lingua è complessa, non sempre ha risposte indiscutibili.
‘Poi ho preso una specializzazione per insegnare italiano a stranieri all’Università per Stranieri di Siena. Ma, col tempo ci si accorge che si impara a fare l’insegnante, continuamente. Ancora oggi, pur navigando senza bussola, i miei studenti continuano ad essere i miei migliori insegnanti. Poi piano piano, anno dopo anno, metti insieme i pezzi… perché insegnare non è solo impartire nozioni… uh è un misto di cose, un’alchimia direi… di conoscenze linguistiche, culturali, di umanità e … così è bene sapere la teoria, ma è anche bene tramutarla in uno stile proprio, personale. Diventare insegnante, è stata infine la realizzazione di quel seme di cui parlavo sopra.
“Nel tempo libero mi diletto con il vino. Impossibile vivere qui e non bere o non sapere almeno un po’ di questo “signore del territorio”, che abita l’Italia tutta, da nord a sud, fin dal tempo dei Greci e degli Etruschi. Allora ho fatto un corso con FISAR, e adesso, quando la federazione ha bisogno, noi sommelier prestiamo servizio in eventi, feste o cene di gala. Impartisco lezioni di vino, teoria e degustazione, anche ai miei studenti.
“Il vino è diventato anche un nesso di amicizia e un modo per esplorare territori sconosciuti.”