Ogni volta che Matteo Renzi, ex primo ministro italiano, appariva in televisione parlando inglese, mi arrabbiavo. Ma, non a causa dei suoi errori, che erano in qualche modo accattivanti, ma perché i suoi video sono diventavano virali e gran parte dell’Italia lo derideva. Ironia della sorte, la maggior parte degli italiani ha una conoscenza della lingua inglese relativamente scarsa. I risultati di uno studio globale nel 2019 ha classificato l’Italia la peggiore nell’Unione Europea per la conoscenza dell’inglese. I Paesi Bassi si sono classificati al primo posto su 100 paesi e l’Italia si è classificata al 36 ° posto appena dietro la Spagna in moderata competenza e dietro tutti gli altri paesi dell’UE. I punteggi dei test erano relativi alle regioni: Molise, Puglia e Basilicata sono risultate le più basse; l’Emilia-Romagna invece, famosa per l’università di Bologna, la più antica nel mondo occidentale, si è classificata al primo posto tra le regioni.
Le ragioni sono molte e varie. Il primo grande problema è che il sistema educativo italiano tende a concentrarsi sull’acquisizione di conoscenze teoriche piuttosto che sull’applicazione pratica. Questo è un problema soprattutto per le lingue straniere perché dovrebbero essere parlate, ascoltate e scritte. Gli studenti italiani che studiano inglese sono tenuti a memorizzare le regole grammaticali senza esercitarsi o parlare la lingua. Non c’è da stupirsi che gli studenti tendano a dimenticare tutto dopo aver lasciato la scuola. Ciò è aggravato dal fatto che ci sono pochi madrelingua inglesi nelle scuole.
Un altro motivo è legato all’economia. La maggior parte delle aziende italiane sono imprese a conduzione familiare rivolte al mercato italiano. Man mano che le esportazioni diventate più importanti, è aumenta anche la necessità di conoscenza della lingua inglese. A meno che le persone non parlino quotidianamente l’inglese al lavoro, a scuola o in strada, è difficile acquisire più alti livelli di competenza linguistica. Nemmeno molti professionisti altamente istruiti hanno padronanza di questa lingua straniera. Forse quelli che più probabilmente parlano inglese fluentemente sono nel settore turistico. L’inglese è anche la lingua degli scienziati e degli atleti internazionali; il ventitreenne tennista romano, Matteo Berrettini, che ora è tra i primi dieci in tutto il mondo, parla abbastanza bene l’inglese durante le sue interviste.
Quando si parla di media, che siano film, cartoni animati, programmi TV o documentari, sono tutti tradotti dall’inglese all’italiano, essendo il doppiaggio italiano tra le migliori al mondo. Il doppiaggio è un retaggio del fascismo, ha una tradizione molto forte e viene utilizzato in quasi tutti gli adattamenti di produzioni straniere. Ma guardare film in un’altra lingua originale può essere un modo divertente ed efficace per imparare quella lingua. Fortunatamente, oggi ci sono più opportunità con i servizi di streaming e online.
Gli italiani considerano il parlare in pubblico come una forma d’arte. Questa abilità essendo apprezzata, spinge le persone a concentrarsi sull’imparare a creare un buon discorso in italiano, con parole appropriate e con una forma decorosa. Infatti, in Italia anche gli esami universitari sono orali, piuttosto che scritti come negli Stati Uniti, e gli studenti imparano a gestire la propria ansia e a creare esposizioni competenti e creative da un punto di vista stilistico. Forse è per questo che così tanti italiani hanno deriso i discorsi di Matteo Renzi in inglese. L’attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, raramente tenta di parlare inglese ed è anche lui ridicolizzato quando lo fa.
E vero! Quando abitavo con una famiglia a Pisa, non potevo mai capire l’inglese del mio fratellino italiano quando cercava di parlare inglese. Una volta a UCLA, un professore italiano che presento in discordo a un gruppo di donne in inglese continuava a ripetere “Richard the Turd” che era molto buffo a noi studenti. Interessante! Jean
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