La storia della statua della libertà è la storia di 3 paesi—Francia, Stati Uniti e Italia, è connessa ai tempi difficili nel corso del 1800 e dei legami che questi paesi condiviso allora e condividono ancora. Come la maggior parte degli americani sanno, La libertà illuminando il mondo è stato un regalo dei francesi in onore del centenario dell’indipendenza americana. Donata nel 1886, la statua si erge a 305 piedi di altezza e domina la baia di Manhattan a New York.
La statua fu realizzata nel 1870 dallo scultore francese Fréderic Auguste Bartholdi dopo l’istituzione della Terza Repubblica Francese, per dimostrare il sentimento fraterno tra la repubblica statunitense e quella francese. La Seconda Repubblica Francese era crollata dopo la guerra franco-prussiana. La città natale di Bartholdi, in Alsazia, era passata sotto il controllo tedesco e tale evento dette origine al grande interesse di Bartholdi per l’indipendenza, la libertà e l’autodeterminazione.
L’ispirazione per la statua nasce dall’Italia. Fino ad allora molte persone pensavano che Bartholdi avesse ripreso “Lady Liberty” dalla statua che erge sul balcone, sopra l’entrata principale, del Duomo di Milano. Scolpito da Camillo Pacetti nel 1810, questa statua è 75 anni più vecchia che quella a New York. Entrambe tengono una torcia con la mano destra ed entrambe indossano una corona ed una tunica. L’unica differenza è ciò che tengono nella mano sinistra. Quello a Milano tiene una croce, e quella a New York tiene in mano un libro con la data dell’indipendenza.
Recentemente si racconta che la statua di Bartholdi a New York potrebbe essere “la sorella minore” di un monumento custodito nella Basilica di Santa Croce a Firenze. “Libertà della Poesia” fu scolpita da Pio Fedi e collocata nel 1883 nella chiesa come monumento funebre in onore del patriota risorgimentale Giovanni Battista Niccolini. Fu poeta e drammaturgo del movimento di unificazione italiana; il suo dramma del 1846 “Arnold di Brescia” fu scritto a sostengo dell’unificazione.
L’arte a sostegno della storia ci riporta a New York. L’anno 1880 fu difficili in America. La minaccia della rivoluzione sociale era sempre più palpabile. I lavoratori protestavano con scioperi e scontri violenti. Le discriminazioni razziali e di genere avevano già una lunga tradizione e ora i pregiudizi contro i lavoratori stranieri si univano a quelli bigotti. Nonostante l’abolizione della schiavitù, gli afro-americani erano ancora profondamente emarginati. I nativi americani erano stati costretti a vivere nelle riserve. E di fronte a tutto ciò, la Statua della Libertà diviene un punto di infiammabilità per le suffragette, che la trovavano la massima espressione dell’ipocrisia: rappresentava la libertà come una maestosa forma femminile in un paese in cui nessuna donna era libera di votare.
Eppure, per molte persone in tutto il mondo, la statua rappresenta l’asilo e la libertà per le persone oppresse. Il monumento non presenta i soliti simboli del patriottismo americano, come la bandiera o un’aquila calva. Il libro nella mano sinistra di Lady Liberty non è la Costituzione degli Stati Uniti; invece rappresenta la Dichiarazione di Indipendenza, la dichiarazione radicale della libertà individuale e nazionale firmata dai rivoluzionari americani. Sei anni dopo l’installazione della Statua, viene aperta Ellis Island nelle vicinanze di New York, attraverso la quale oltre 2 milioni di immigrati sono passati per una nuova vita in America. Il centro di immigrazione è stato chiuso nel 1954 ma sul suo posto si trova ora il Museo nazionale dell’Immigrazione.
È qui che una mostra speciale, “Sisters in Liberty” si terrà nel 2020, sponsorizzata congiuntamente da Firenze e dagli Stati Uniti. Una scansione 3D ad altissima risoluzione, consentirà una perfetta riproduzione della statua di Firenze. La mostra è anche legata al bicentenario della presenza del Consolato americano a Firenze: “C’è un legame profondo che unisce Santa Croce con gli Stati Uniti … e la vicinanza tra le due statue sorelle è simbolo di questo legame, oggi più forte che mai”.