Le lettere di Cristoforo Colombo: Un mistero

La macchina da stampa fu inventata circa nel 1440 e introdusse un’epoca di comunicazione di massa in molte città dell’Europa del Rinascimento.  È infatti la macchina da stampa che permise la diffusione della lettera che Cristoforo Colombo scrisse nel suo viaggio di ritorno in Europa dopo “la scoperta” dell’America.

Come è ben noto, Colombo era un capitano di mare genovese al servizio della Corona di Castiglia.  Partì nel 1492 per raggiungere le Indie Orientali navigando ad ovest attraverso l’Oceano Atlantico.  Invece di raggiungere l’Asia, scoprì per caso le Isole Caraibiche delle Americhe. Tornò in Spagna nel 1493.  Durante il viaggio, scrisse una lettera in spagnolo per annunciare la scoperta delle “isole delle Indie” e descrivere le sue scoperte.  Catturato da una tempesta, attraccò a Lisbona dove mandò almeno due copie della lettera alla corte spagnola—una per i monarchi Ferdinando e Isabella, e la seconda per un ufficiale aragonese che era un sostenitore finanziario della spedizione.

Nella sua lettera, descrive Cuba come più grande della Gran Bretagna e Ispaniola (Santo Domingo) come più grande della Penisola Iberica.  Sembra presentare le isole come adatte per una futura colonizzazione.  Descrive l’habitat naturale e le risorse (es., spezie, oro, altri metalli).  Caratterizza gli abitanti come primitivi, innocenti, senza ragione, e non minacciosi, ma anche generosi; più tardi nella lettera nota che gli indiani sono “né lenti né inesperti, ma di eccellente ed acuta conoscenza”.  Dice che le donne sembrano lavorare più degli uomini.  E fa notare che i nativi non hanno una religione organizzata e sembrano parlare la stessa lingua, che, dice, faciliterà la conversione al cristianesimo.

Copie della lettera di Colombo in qualche modo furono raccolte dagli editori, e le edizioni stampate cominciarono ad apparire in tutta Europa entro poche settimane dal suo ritorno in Spagna.  Una versione spagnola fu stampata a Barcellona e una traduzione latina fu stampata poco dopo a Roma.  Entro un anno, furono stampate più edizioni in molte città europee.  Tra il 1493 e il 1500 furono pubblicate circa 3.000 copie della lettera, la metà delle quali in Italia, rendendola un best-seller per i tempi.

La versione originale della lettera di Colombo, scritta a mano, non fu mai trovata.  Ma la sua lettera forgiava la percezione pubblica iniziale delle terre appena “scoperte”.  Fino alla scoperta del diario di bordo di Colombo, pubblicato per la prima volta nel diciannovesimo secolo, questa lettera era l’unica testimonianza diretta di Colombo delle sue esperienze nel primo viaggio del 1492.

Saltiamo al ventunesimo secolo: Le versioni stampate della lettera sono state conservate in molti musei in tutta Europa.  Tuttavia, il documento nella biblioteca Catalunya di Barcellona è stato rubato nel 2005 e venduto negli Stati Uniti per 600.000 dollari.  È poi passato nuovamente di mano nel 2013 per un milione di dollari, e l’Ice (Immigration and Customs Enforcement) ha riferito che il timbro della biblioteca spagnola era stato “sbiancato”.  Questa lettera, che risale al 1493, è stata restituita alla Spagna.  Ma è stato anche scoperto che le lettere conservate nella Biblioteca nazionale di Roma e nella Biblioteca Riccardina di Firenze sono false.  Quella rubata a Firenze è stata trovata e restituita dagli Stati Uniti all’Italia nel 2016.  Chi abbia rubato le lettere e le abbia sostituite con quelle false resta un giallo.

 

 

 

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