Le Cappelle Medicee a Firenze sono strutture annesse alla Basilica di San Lorenzo di Brunelleschi, considerata la chiesa “ufficiale” della famiglia Medici. Diversi membri della famiglia sono sepolti nella Sagrestia Vecchia. Il cardinale Giulio de Medici, il futuro papa Clemente VII, volle erigere un vero e proprio mausoleo di famiglia e assunse Michelangelo per progettare la Sagrestia Nuova nel 1520. Da qui si svilupparono due storie misteriose.
Nel 1530, Michelangelo scomparve per tre mesi mentre stava lavorando alle cappelle. Per quasi 500 anni il luogo in cui si nascose Michelangelo è rimasto un mistero, ma è emersa una teoria riguardo a ciò. Intorno al 1527 i fiorentini si erano stanchi dei Medici, una delle famiglie più ricche e potenti d’Europa. Sperando in un governo più democratico, i ribelli organizzarono una rivolta popolare per cacciare la famiglia regnante da Firenze. Michelangelo si unì ai ribelli, che lavoravano per aiutare a fortificare le mura della città contro i Medici.
Perché Michelangelo si sarebbe unito ai ribelli? In realtà doveva il suo sostentamento al Papa e alla famiglia Medici, che gli commissionò varie opere, incluso il proprio progetto a cui stava lavorando. Dopo 10 mesi di lotta, il Papa e la sua famiglia vinsero, e i ribelli vennero rapidamente puniti. Anche Michelangelo sarebbe stato punito se non avesse trovato un nascondiglio. Nel novembre del 1530, tuttavia, il Papa informò Michelangelo che poteva tornare al lavoro—impunito—per completare la Cappella. Solo allora uscì dal suo nascondiglio.
Saltiamo 445 anni al 1975. Il direttore del Museo delle Cappelle Medicee in quel momento stava cercando per un modo che permettesse ai turisti di uscire dal museo. Lui e i suoi colleghi scoprirono una botola nascosta sotto un armadio vicino alla Sagrestia Nuova, una camera progettata per ospitare le tombe ornate dei sovrani medicei. Sotto la botola, gradini di pietra conducevano a una stanza, che all’inizio pensarono fosse utilizzata solo come magazzino per il carbone. Si chiedevano se ci fosse qualcosa di interessante sotto le pareti di gesso. Gli esperti trascorsero settimane rimuovendo meticolosamente l’intonaco con i bisturi.
Ciò che emerse furono dozzine di disegni a carboncino e gesso, si pensò così che fossero di Michelangelo, opere prodotte nel periodo di fuga durante la rivolta. Alcuni schizzi sono simili ai suoi capolavori più famosi, tra cui la statua di Davide, i dipinti nella Cappella Sistina e una statua che adorna una tomba medicea nella Sagrestia di sopra. Apparentemente riempiva la sua solitudine con riflessioni su vecchi lavori, oltre a disegni di che avrebbe voluto una volta sopravvissuto a quei drammatici mesi.
Oltre alle domande logistiche su come sopravvisse in questo spazio di 7 x 2 metri, emergono dubbi sulla provenienza di questi disegni. Come qualsiasi opera d’arte non firmata, è impossibile confermare con certezza l’origine dei disegni. Alcuni critici d’arte ritengono che alcuni dei graffiti siano troppo amatoriali per essere di Michelangelo. Altri sono convinti che in questa stanza segreta ci sia la principale scoperta artistica del ventesimo secolo. Presumibilmente Michelangelo ricordò il suo trascorso lì: “Mi sono nascosto in una piccola cella, sepolto come i defunti Medici di sopra, sebbene mi stessi nascondendo di uno vivo. Per dimenticare le mie paure, ho riempito le pareti di disegni”.
Dalla scoperta di questi disegni nel 1976, la stanza è stata aperta principalmente agli studiosi. Tuttavia, nel 2013, i computer touch screen hanno reso i tesori visibili a un pubblico più ampio.
Ora, a quasi 50 anni dalla scoperta, la stanza è stata aperta al pubblico. A causa delle dimensioni della stanza e per tutelare i disegni, le visite saranno riservate a gruppi di quattro persone e limitate a 15 minuti.



Mi e’ piaciuto moltissimo l’articolo. Ho studiato Michelangelo per quasi un anno all’universita. Ho fatto un progetto sullla scultura di Michelangelo e quando ero in Italia come studentessa, ho cercato un crucifisso che lui fece in legno. Quasi alla fine del tempo a Pisa, una vecina trovo’ un articolo nel giornale che il crucifisso era a Pisa e lo trovai. C’era molta discussione sulla autentita’. Gina
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