Questo è il secondo di una serie in due parti sul fascismo. La scorsa settimana: Mussolini e Trump
Madeleine Albright conclude il suo libro “Fascismo: un avvertimento” con 10 domande che dovremmo porci sui nostri futuri leader:
1. Nutrono i nostri pregiudizi suggerendo di trattare le persone che non appartengono alla nostra etnia, razza, credo o partito come indegni di dignità e rispetto?
2. Vogliono che alimentiamo la nostra rabbia verso coloro che crediamo ci abbiano fatto un torto, che diamo libero sfogo alle nostre lamentele puntando persino alla vendetta?
3. Ci incoraggiano a disprezzare le nostre istituzioni di governo e il processo elettorale?
4. Cercano di distruggere la nostra fede in alcuni dei più importanti contributi alla democrazia come una stampa indipendente e una magistratura professionale?
5. Sfruttano i simboli del patriottismo – la bandiera, la promessa – in uno sforzo consapevole per metterci l’uno contro l’altro?
6. Se sconfitti alle urne, accetteranno il verdetto o insisteranno ugualmente, senza prove, di aver vinto?
7. Vanno oltre il chiedere i nostri voti, vantandosi della loro capacità di risolvere tutti i problemi, mettendo a tacere tutte le nostre ansie per soddisfare ogni nostro desiderio?
8. Sollecitano i nostri applausi parlando con disinvoltura e con arrogante machismo sull’uso della violenza per spazzare via i nemici?
9. Riecheggiano l’atteggiamento di Mussolini: “La folla non deve sapere”, tutto ciò che deve fare è credere e “sottomettersi a essere plasmata?
10. Oppure ci invitano a unirci a loro per costruire e mantenere un centro sano per le nostre società, un luogo in cui diritti e doveri sono equamente ripartiti, dove il contratto sociale venga rispettato e tutti abbiano spazio per sognare e crescere?
Le risposte non ci diranno se il potenziale leader è di destra o di sinistra, conservatore o liberale, repubblicano o democratico. Le risposte ci diranno molto su chi vuole guidare e se abbiamo fiducia nel futuro o se siamo di fronte a terribili segnali.
Un buon discorso! Mi piace molto Madeline Albright. Sarebbe stata una buona presidente. Jean
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