“Bonfire of the Vanities” è un romanzo satirico americano del 1987 di Tom Wolfe. È un dramma sull’ambizione, il razzismo, la classe sociale, la politica, e l’avidità a New York negli anni ’80. Il titolo è un riferimento ai storici roghi delle vanità, che avvennero nella Firenze rinascimentale sotto il dominio di Girolamo Savonarola, che ordinò la combustione di oggetti considerati peccaminosi, come cosmetici, specchi, libri, strumenti musicali, e arte.
Chi era questo Savonarola, le cui statue raffigurano una figura spaventosa, incappucciata, e gesticolante? Nato a Ferrara nel 1452, Savonarola proveniva da una famiglia nobile. Iniziò i suoi studi in medicina, ma presto lasciò per diventare frate domenicano. Nel 1982 conquistò i fiorentini con le sue prediche appassionate. I suoi seguaci furono chiamati “piagnoni” per le lacrime versate durante i sermoni di Savonarola.
Si oppose ai Medici, signori di Firenze, e la chiesa dei Borgia. Al tempo la Chiesa Cattolica attraversava un momento di estrema decadenza. Sotto la guida di Alessandro VI, aveva toccato il fondo. Aveva trasformato Roma in una città-bordello che poi Lutero paragonò a Sodoma. Il critico più aspro di tale degenerazione fu proprio Savonarola: “Nella lussuria ti sei fatta meretrice sfacciata, tu sei peggio che bestia, tu sei mostro abominevole”.
Savonarola era noto per le sue profezie di gloria civica e per la sua denuncia della corruzione del clero, del dominio dispotico, e dello sfruttamento dei poveri. Alla sua esortazione, i Fiorentini espulsero i dominanti Medici e stabilirono una breve repubblica. Savonarola istituì un’estrema campagna puritana. Il Papa lo tollerò per un po’ e poi lo bandì dalla predicazione. Savonarola sfidò il Papa e continuò i roghi delle vanità. Il Papa allora lo scomunicò.
Savonarola accennò a fare miracoli per dimostrare la sua missione divina. Un predicatore francescano rivale propose di testare quella missione facendolo camminando attraverso il fuoco. Il primo processo a fuoco a Firenze in oltre 400 anni fu fissato per l’Aprile del 1498. Una folla riempì la piazza centrale desiderosa di vedere se Dio intervenisse. Ritardi nel concorso e un temporale costrinsero alla cancellazione della competizione. La folla arrabbiata accusò Savonarola per il fiasco.
L’opinione popolare si rivoltò contro il predicatore. I Fiorentini lo catturarono e richiesero il ritorno dei Medici. Nel maggio del 1498, il frate domenicano fu impiccato e poi bruciato sul rogo a Firenze con i suoi fratelli Domenico e Silvestro, con l’accusa di eresia. Le ceneri furono poi disperse nell’Arno dal Ponte Vecchio.
Qual è l’eredità di Savonarola? I primi riformatori protestanti lodarono le sue idee religiose. A metà del diciannovesimo secolo, i “nuovi piagnoni” trovarono ispirazione negli scritti e nei sermoni del frate per il risorgimento italiano. Sottolineando il suo attivismo politico sul suo puritanesimo e sul suo conservatorismo culturale, restaurarono la voce di Savonarola per un cambiamento politico radicale. L’enciclopedia cattolica su Girolamo Savonarola conclude: “All’inizio Savonarola era pieno di zelo, pietà, e sacrificio per la rigenerazione della vita religiosa, ed era portato a scagliarsi contro queste virtù a causa del suo fanatismo, ostinazione e disobbedienza. Non era eretico in materia di fede”.