Non è comune per un libro in una lingua straniera di essere “di gran moda” in inglese. “Storia della bambina perduta” è nella top ten dei migliori libri del 2015 secondo il New York Times e anche il britannico il Guardian.
Questo è il quarto libro del quartetto napoletano di Elena Ferrante, un autore che rimane saldamente anonimo nonostante le molte voci. I quattro libri sono “L’amica geniale”, “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e di chi resta”, e “Storia della bambina perduta”. Dovrebbero essere letti in sequenza.
Il quartetto abbraccia 60 anni nelle vite turbolenti di Elena Greco e Raffaella Cerullo, due ragazze da un triste quartiere di Napoli. Nate nel 1944, si chiamavano tra di loro Lenù e Lila, ed erano, allo stesso tempo, migliori amiche e feroci rivali.
Le storie sono raccontate attraverso gli occhi di Lenù , la ragazza più cauta e coscienziosa che alla fine fugge dal quartiere (almeno temporaneamente) . Studia duro a Pisa e diventa una scrittrice. Lila è impulsiva e audace con gomiti affilati e una lingua tagliente. Lei lascia prematuramente la scuola, si sposa in giovane età, e inizia un business di successo. Ma lei resta intrappolata – le sue doti artistiche mai realizzate.
Mentre Lila è aggressiva e manipolatrice, lei può anche essere generosa e devota. Lenù ha bisogno costantemente di sentire che ha superato la sua amica d’infanzia, la cui vivacità brillante lei ha sempre invidiato.
Il rapporto tra Elena e Lila resta al centro di tutti e 4 i romanzi. Nel corso del tempo, con l’età e la sfortuna che si cominciano a farsi sentire, il rapporto cambia e si tramuta—ma, allo stesso tempo, rimane lo stesso.
Ci sono molti altri personaggi nel quartetto, ma forse il più importante è quello di Napoli stessa. L’ambiente è un rione povero, violento, e corrotto nella Napoli del dopoguerra. Si parla il dialetto locale. Il quartiere diventa ancora più tumultuoso con comunisti, socialisti, e quelli di destra che si scontrano negli anni ’60 e ’70. Eppure è Napoli che ha ispirato Lenù e Lila da ragazze a saltare la scuola per la prima volta per esplorare oltre il loro quartiere e per cercare di trovare il mare.
Alla base del Vesuvio, Napoli è una località così bella e straziante che ha ispirato l’espressione, “Vedi Napoli e poi muori”.
Visto che condividiamo la passione per i libri, spero che questo mio post ti dia degli spunti per le tue letture future: https://wwayne.wordpress.com/2013/08/24/la-fine-di-un-altra-era/. 🙂