Mi merito una medaglia! Ho letto e finito il primo romanzo di Umberto Eco, “Il nome della rosa”. È stato pubblicato per la prima volta nel 1980 in italiano. L’ho letto in inglese. Ho calcolato che mi ci sarebbero voluti due anni per leggerlo in italiano assumendo che avrei finito una pagina al giorno con l’aiuto costante di un dizionario.
Il romanzo ha ricevuto grandi consensi, vendendo oltre 50 milioni di copie in trenta anni ed essendo stato tradotto in oltre 40 lingue. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Strega nel 1981, ed è incluso nella lista dei “I 100 libri del secolo di Le Monde.”
Dal lato positivo, ci sono alcuni aspetti interessanti del libro. È un libro giallo. È ambientato nell’anno 1327 in un monastero benedettino nel nord Italia. Il libro è diviso in 7 giorni, segnato dai ritmi della vita monastica. Si narra di un giovane novizio, Adso di Melk, che accompagna il suo maestro Guglielmo di Baskerville, una sorta di Sherlock Holmes, con grandi poteri di deduzione, che è stato inviato al monastero per risolvere il mistero.
In questo castello medioevale gestito dai Benedettini, ci sono cantinieri, erboristi, giardinieri, bibliotecari e giovani novizi. Uno dopo l’altro, una mezza dozzina di monaci sono stati trovati uccisi nei modi più bizzarri. Guglielmo, forse un Francescano decaduto, scopre che tutto ruota attorno il manoscritto perduto della seconda parte del “Poetica” di Aristotele, che contiene la sua teoria della commedia e delle risate.
Gli elementi divertenti del libro sono la biblioteca che è off-limits per tutti tranne il bibliotecario e l’abate, e il suo disegno come un labiritno con passaggi segreti, porte trucco, e una sala degli specchi. Ci sono anche i messaggi codificati e l’inchiostro invisibile. E c’è sesso sia tra Adso e una giovane ragazza del villaggio e tra i monaci. La trama è abbastanza intelligente, anche se il finale è un po’ melodrammatico. E ci sono i temi del conflitto e del potere che, purtroppo, stanno alla prova del tempo.
Ma questo è un libro molto difficile da leggere se non si studia la storia medievale. Ci sono lunghi trattati storici e dibattiti su temi religiosi, eresia e sette, il papato di Avignone, soppressione spietata dei cosiddetti eretici, e il significato dei concetti astratti come il riso e la povertà. Ci sono liste infinite di erbe e grottesche creature nei manoscritti. E il latino inframmezza tutto.
Si può saltare tutto e vedere il film del 1986 con lo stesso nome con Sean Connery. Ho visto il film ed è abbastanza desolante. Ogni monaco sembra peggiore di quello successivo. Con alcune eccezioni, il film è abbastanze fedele al libro. Mi chiedo, però, se avrei guardata l’intero film se non avessi letto il libro.
Well done Barbara
Best regards,
Jim
Jim Barbabella Ph: 805-453-9784 Email: jim.barbabella@gmail.com
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