Gli errori più comuni nella lingua italiana…anche fra gli italiani

Di tanto in tanto gli esperti dell’Accademia della Crusca spiegano le regole grammaticali sui quotidiani italiani. Fondata a Firenze nel 1583, questa istituzione di ricerca è la più importante della lingua italiana e la più antica accademia linguistica del mondo.

Ecco alcune regole grammaticali dell’Accademia.

  1. Scrivete “qual è” o “qual’è”?

L’esatta grafia è “qual è” senza apostrofo.  Questo è un esempio di un’apocope vocalica.  Non è un’elisione dove un apostrofo indica che manca una vocale.  “Qual” è simile ai altri aggettivi con lo stesso trattamento: tal, buon, pover (nell’italiano antico) davanti a una consonante.  Per esempio, Qual buon vento vi porta?

  1. Siete d’accordo…o daccordo?

La versione esatta è “d’accordo,” con un apostrofo che sostituisce la “i”, che gli italiani credono sia quasi impronunciabile.  In questo caso, è un’elisione, che è la caduta di una vocale finale, non accentata, che si trova davanti a una parola che inizia con una vocale o “h”. “Daccordo” non esiste.

  1. Fa, fà o fa’?

Si scrive “fa” se si intende la terza persona singolare dell’indicativo del verbo “fare”.  “Fa’ (for fai) indica la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo “fare”.  “Fà” è sempre sbagliato.

  1. Accelerare o accellerare?

Le doppie lettere sono sempre un incubo!  Acceleriamo con una “l” perché il verbo deriva dall’aggettivo “celere” che ne ha una.

  1. Perché?

Si dice e si scrive “perché” con la “e” chiusa.  Non si dice “perchè”.  Punto.

  1. Un po o un po’ o un pò?

La forma corretta è “un po’”.  Si tratta infatti di un troncamento della parola poco, e l’apostrofo serve a mettere in evidenza che in quel punto è caduta una sillaba.

  1. Ne o né?

L’accento su “ne” si usa quando si vuole usarlo come negazione.  Per esempio, “Non si può mangiare né bere”, mentre si dice, “Te ne vai così presto?”

  1. Sé, se stesso, sé stessi

Il pronome “sé” si accenta sempre quando è isolato per distinguerlo da “se,” la congiunzione.  Per esempio, “Se lui rifletterà tra sé, capirà”.  Non si accenta davanti a “stesso” e “stessa”, medesimo e medesima, perché qui è chiaro che è un pronome: “Se pensa a se stesso, fa bene”.  Ma attenzione: bisogno di nuovo accentarlo al plurale, in casi come sé stessi e sé stesse per non confonderli con congiuntivi passati di stare: “Mi chiedevi se stessi bene”, mentre se medesimi e se medesime vanno sempre senza accento perché non c’è confusione.

  1. Dassi o dessi?  Stassi o stessi?

“Dessi” e “stessi” sono le forme corrette del congiuntivo imperfetto di “dare” e “stare”.

  1. Il sistema pronominale

Con oggetti diretti si usa “lo” e “la” al singolare maschile e femminile, e “li” e “le” al plurale.  Con oggetti indiretti si usa “gli” e “le” al singolare e “loro” al plurale.  Correggi gli errori nelle frasi seguenti.  Un esamino dentro un esamino:

  1. Chiama Lucia e digli / dille di venire
  2. Gli / lo o la chiamo, per sapere come sta
  3. Li / gli ho fatti scendere dalla macchina
  4. Lo / gli telefono o telefono a Paolo
  5. Le / gli voglio bene o voglio bene a Maria
  6. Li / gli hanno menati

 

  1. Abito a Piazza Navona o abito in Piazza Navona?

Sia “a” che “in” introducono un luogo, ma si usa “a” per luoghi più indeterminati.  “Abito a Genova”.  Si usa “in” per localizzazioni più definite.  “Abito in piazza De Ferrari”.

  1. Marciapiede o marciapiedi o marciappiede?

All’inizio entra nell’italiano come maschile e variabile; il suo plurale è marciapiedi.  Oggi marciapiedi viene comunemente usato anche come singolare e invariabile.  Queste due forme sono entrambe legittime.  Decisamente non ammissibile, invece, è la variante marciappiede.

  1. Quando usare “Piuttosto che”?

È molto in voga usare questa espressione quando state valutando dove andare a cena:  “Possiamo andare in pizzeria, piuttosto che al ristorante cinese, piuttosto che “Olio e Limone”. “Piuttosto che” vuol dire “anziché”, “invece di”; “o” e “oppure” sono meglio.  Usate l’espressione solo se avete già deciso che stasera volete andare a cena in pizzeria, piuttosto che al ristorante cinese.

  1. Qual è il plurale di “Pronto Soccorso”?

In generale, si tiene la forma invariabile al plurale: i pronto soccorso.  Ma è in uso anche la versione “i pronto soccorsi” e, molto più raro, “i pronti soccorso”.  La Crusca ha una posizione “aperta”: “Nonostante la situazione non sia ancora del tutto stabilizzata, la scelta preferibile, a nostro parere, è considerare la sequenza pronto soccorso invariabile al plurale”.

 

 

 

 

 

 

 

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