Quando leggo i giornali e altre pubblicazioni italiane, evito diligentemente articoli sulla politica italiana. È troppo confusa…lo stesso con il calcio italiano. Nel giugno 2015, il New Yorker ha pubblicato un articolo lungo su Matteo Renzi, il Primo Ministro d’Italia. È molto interessante. Cercherò di distillare alcuni dei punti salienti.
Gli italiani che ammirano Matteo Renzi lo chiamano “la nostra migliore speranza”. Gli italiani più scettici dicono: “Beh, forse la nostra unica speranza”. La stampa occidentale utilizza termini come “sfacciato”, ma “fiducioso”. E i suoi nemici utilizzano il termine il rottamatore, l’uomo di demolizione.
Renzi è d’accordo con i suoi nemici. “Sto pulendo la palude”. Vuol dire i rifiuti, la burocrazia mortale, l’enorme numero di dipendenti nell’amministrazione pubblica, la disoccupazione ormai al 40% tra i giovani, il sistema guidiziario che è eccessivamente lento, e la cultura clientelismo, payoff politici, e l’evasione fiscale—per non parlare delle varie mafie, da Cosa Nostra alla Camorra e la ‘Ndrangheta, che dominano anche gran parte dell’economia del sud e anche parte del nord.
“Noi amiamo l’Italia, tutti amano l’Italia…e questo è il rischio per il mio paese”, dice Renzi, che è il più giovane primo ministro nella storia d’Italia. È un modo per dire che siamo abituati alla palude che abbiamo, sappiamo come muoverci, e perchè scommettere su un futuro che potrebbe essere peggio? Molti, se non la maggior parte, degli italiani non si fidano il governo di fare un cambiamento positivo. “ Gli italiani amano il loro passato e il loro presente, ma hanno bisogno di una visione del loro futuro,” aggiunge Renzi.
Renzi, che era stato il sindaco di Firenze, si trasferì nel Palazzo Chigi, che è la residenza ufficiale del Primo Ministro a Roma, con una lista di cose da fare. “Una riforma ogni mese”, ha promesso. Voleva cambiare radicalmente il mercato del lavoro in Italia, ridurre l’inettitudine dell’amministrazione pubblica, riformare il sistema giudiziario per abbreviare il processo per le cause civili, rifare un parlamento che era cresciuto fino a più di mille membri stravagantemente pagati, generare investimenti esteri che è la metà dell’Unione Europea, affrontare la corruzione con valori; riscrivere le leggi elettorali, ecc.
Lui ha fatto progressi. Per esempio, l’evasione fiscale, un passatempo nazionale che Berlusconi aveva depenalizzato nel 2002 e Renzi recriminalizzato quest’anno, è stato ridefinito per includere i lavori sotto la tavolo che rappresentato fino al 20% dell’economia in Italia.
Tuttavia, nessuno di queste altre riforme significa molto a meno che Renzi non possa aggirare queste crisi fiscali ed economiche che ha ereditato. All’inizio del 2015, il debito sovrano di denaro in Italia dovuto a tutti gli istituti di credito pubblici e privati, era di 2,16 miliardi di euro. Queste riforme saranno difficili in un paese in cui l’ideologia ha da tempo la precedenza sul negoziato e compromesso politico.
Renzi si è impegnato, affascinante, e duro. Non è molto profonda intellettualmente, ma ha una fantastica capacità di assorbire le buone idee, dicono alcune persone. No ha paura di combattere, ed è molto competitivo. Lui non ha nessuno dei vizi che gli italiani si aspettano nei loro politici. Non è un donnaiolo e non è corrotto, e da tutte le fonti, lui non è nemmeno interessato ai soldi.
L’unico vizio di Renzi può essere il suo interesse a controllare quello che lui chiamava “il racconto” dei suoi diritti. Gli piace coltivare la sua immagine come un cavaliere dolce su una crociata nobile. Crede che lui sia l’unica persona che può salvare l’Italia. Certamente, Renzi ha i nemici politici—il comico Beppe Grillo e il suo Movimento Cinque Stelle sulla sinistra, e il nuovo partito della Lega di Matteo Salvini sulla destra. Ma a Renzi piace di coltivare la sua immagine di un uomo assediato da pazzi perchè lo fa sembrare più essenziale per salvare l’Italia. A questo punto, speriamo che possa.
Ho mandato questa lettera a Renzi e cinque giornali italiani senza una risposta. Forse, vorrebbe inoltrarla ai suoi seguaci?
Dott. Joel Garbarino 30 May 2015
713 La Buena Tierra
Santa Barbara, Cal 93111
Egregi Signori,
Sono americano e vivo a Santa Barbara in California. Ho la doppia cittadinanza e
trascorro qualche mese nella Bella Italia ogni anno. Sono molto preoccupato per la
“fuga dei cervelli” dall’Italia ed è questo il motivo per cui vi scrivo.
Ho conosciuto molti studenti italiani presso la nostra Università (Università della
California a Santa Barbara). Questi studenti sono molto bravi e vogliono ritornare nel
loro Bel Paese, ma sanno che trovare un lavoro lì sarà difficile se non impossibile.
Voglio proporvi un’idea che potrebbe essere d’aiuto per migliorare questa crisi.
La Fuga dei Cervelli e Come Invertirla
I giovani italiani sopratutto con il diploma di specializzazione sono il futuro del nostro
Paese. Il governo italiano deve fare un investimento in questa risorsa preziosissima. Delineo
qui la mia proposta:
(1) Il governo offre un credito sulle tasse alle aziende che assumono i giovani
italiani con laurea specialistica. La somma equivarrebbe al 50% dello stipendio
dei nuovi impiegati. Il programma continuerebbe in questo modo fino a tre anni,
oppure meno di tre anni se intanto viene offerto un contratto a tempo indeterminato.
(2) Il governo si impegna a creare un programma di pubblicità in Italia ed all’estero
per invitare gli italiani e le persone di origine italiana a sponsorizzare in parte
un giovane italiano, scelto da loro tramite una lista. I finanziatori potrebbero
comunicare con il loro studente e seguirne i progressi. Sarei disposto a fare un
simile contributo.
I vantaggi sarebbero i seguenti:
(1) I giovani italiani possono trovare dei buoni lavori e rimangono nel loro Bel
Paese.
(2) Le aziende sono incoraggiate ad assumere nuovi bravi impiegati alla metà dal
costo, così da poter ampliare i propri affari.
(3) Il governo stimola l’economia con un costo minimo; permettendo un credito
sulle tasse alle aziende (50% dello stipendio) ma ricevendo dal 23 al 43% delle
tasse sul reddito dai nuovi impiegati. In sostanza, il costo sarà circa 7-27% dello
stipendio a meno dei contributi dei finanziatori. Se le aziende riescono ad
ampliarsi accrescendo i propri affari, le tasse sui redditi d’impresa
ripagherebbero una parte, o forse tutti, i costi.
Cordiali Saluti,
Joel Garbarino
jgarbarino@cox.net
(805)683-2557