Unesco e l’arte del pizzaiuolo

Le notizie sono arrivate da molto lontano—dall’isola di Jeju in Corea del Sud—tardi il 6 dicembre del 2017.  La Pizza Napoletana è entrata nella lista del patrimonio immateriale dell’Unesco.  Le folle si sono radunate lungo Via dei Tribunali, la storica arteria della pizza di Napoli, per celebrare: “Abbiamo vinto!”  “Il mondo riconosce la nostra arte”!

L’Unesco spiega: “il know-how culinario associato alla produzione della pizza—che comprende gesti, canzoni, forme visive di espressione, espressioni linguistiche locali e la capacità di maneggiare correttamente l’impasto della pizza e trasformare la pizza in una performance da condividere—è senza dubbio un patrimonio culturale.  I pizzaiuoli e i loro ospiti partecipano tutti ad un rito sociale intriso di convivialità, dove il forno da banco e il forno in pietra operano come un palcoscenico.  Originatasi in alcune delle zone più povere di Napoli, questa tradizione culinaria rimane ancora oggi profondamente radicata nella vita quotidiana della sua comunità.  Per molti giovani apprendisti, diventare pizzaiuolo è anche un modo per evitare l’emarginazione sociale”.

Chiaramente, l’Unesco sta onorando non solo il valore culturale dell’arte del fare la pizza, ma anche il suo valore sociale.  Diventare un pizzaiuolo è divenuto un percorso che ha permesso di uscire dalla povertà per decenni e decenni.  Un mestiere umile solo in apparenza, fare la pizza è un’arte che si può imparare senza andare all’università o senza spendere denaro.  Richiede talento e creatività – non solo per mettere in mostra le capacità del pizzaiuolo, ma anche per unirle alla storia, alle tradizioni e all’anima del territorio.  Mentre ci sono scuole e accademie per insegnare l’arte, “le conoscenze e le abilità vengono trasmesse principalmente nella bottega, dove i giovani apprendisti osservano i maestri al lavoro, imparando tutte le fasi chiave e gli strumenti del mestiere”.

C’è anche un lato commerciale nel fare la pizza.  Solo in Italia, vengono impiegate 100.000 persone a tempo pieno e 50.000 part-time.  Italiani e americani non sono solo i più grandi pizzaioli, ma anche i più grandi mangiatori di pizza: 15 libbre ( 6.604 grammi) vengono consumate in media da ogni italiano ogni anno; non sorprendentemente, in media 25 libbre (11.340 grammi) vengono consumate per persona ogni anno negli Stati Uniti.  Ciò che anche non sorprende è che molti americani siano stati tra i 2 milioni di persone che hanno sostenuto la candidatura dell’Italia al premio Unesco, la campagna Unesco più sostenuta nella storia.

La produzione della pizza è un’arte che è cominciata a Napoli più di 300 anni fa.  Il 7 dicembre 2017, le pizzerie di Napoli hanno aperto presto per iniziare la cottura.  I tavoli erano apparecchiati per le strade e la pizza era servita a colazione – per lo più la Margherita, la più napoletana di tutte le pizze, profumata e colorata, semplice e squisita, e degna di un vero patrimonio di umanità.

 

 

 

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